Notiamo con piacere che l’etichetta del north-west, prima palestra tra il 1987 ed il 1993 di grandi gruppi come L7, Nirvana, Mudhoney e Soundgarden, ha decisamente superato il lungo periodo di crisi post-grunge tornando a pescare roba di prima scelta dall’indie rock (Shins, Catheters, Iron & Wine). E la rinascita passa anche attraverso i Comets On Fire di San Francisco (all’esordio su Sub Pop dopo che Alternative Tentacles e BaDaBing! hanno licenziato rispettivamente secondo e primo album – quest’ultimo di recente ristampato in Europa da Sweet Nothing), osannati da Julian Cope in persona e destinati, pensiamo, a sopravvivere – insieme a Dead Meadows, Unida e pochi altri – alla inevitabile scrematura già in atto nel genere stoner-rock dopo la fine del recente effetto moda.
Non siamo infatti al cospetto dei soliti lungocriniti cavernicoli sabbathisti con zampa d’elefante e poca fantasia, ma di 5 fricchettoni devoti al suono di Blue Cheer, Grand Funk Railroad ed Iron Butterfly che tentano (riuscendoci, nei limiti del possibile…) di attualizzare il lascito sonoro dei maestri come già fecero i grandi Obsessed in un passato non lontano (e gli stessi Mudhoney degli esordi, proprio su Sub Pop – un cerchio che si chiude?), puntando talvolta su riff metallici violenti ed un certo gusto per gli assoli (la tellurica ‘Bee and the Cracking Egg’, la bradisismica ‘Anthers of the Midnight Sun’), talvolta su atmosfere lisergiche molto intense (le conclusive ‘Wild Whiskey’ e ‘Blue Tomb’ ci regalano un quarto d’ora di allucinazioni blues in stile “gadda-da-vida”, ‘Pussy Footin’’ è addirittura la deriva progressive che non t’aspetti, mentre ‘Brotherhood of the Harvest’ è l’ennesimo plagio di ‘A Saucerful of Secrets’ dei Pink Floyd).
E’ però ‘Whiskey River’ (il titolo la dice già lunga sui passatempi della band…) il pezzo forte del disco: 8 minuti da ascoltare ad altissimo volume, con in testa il groove slabbrato dei Blue Cheer sul quale s’innalzano i suoni paurosi e magnifici dell’echoplex valvolare di Noel Harmonson. Sì, forse “quei” 60s avevano ancora bisogno di qualcuno oggi per dire tutto, ma proprio tutto…
Autore: Fausto Turi