I Gang hanno finalmente fatto ritorno a casa. Dopo vent’anni di intensa attività in studio e in concerto in giro per tutta l’Italia i fratelli Severini, sono tornati da dove erano partiti, nella loro terra, le Marche. Ad accoglierli a braccia aperte c’è stato colui che lo stesso Marino Severini non ha esitato a definire il Woody Ghutrie italiano, Gastone Pietrucci, fondatore e leader del gruppo marchigiano (di Jesi) di ricerca di canti popolari La Macina.
Il Cd in questione non è frutto di una collaborazione estemporanea, dato che i due gruppi si frequentano sui palchi da quattro anni e la realizzazione di “Nel tempo ed oltre, cantando” è la cristallizzazione della loro intensa ed intrigante collaborazione. “Nel tempo ed oltre, cantando” non è semplicemente un prodotto musicale, ma una vera e propria opera che ha un notevole impatto di carattere culturale sull’ascoltatore, dato che coniuga insieme ricerca storica, musica popolare e rock, condensando il valore storico-culturale-musicale di Cd del calibro de “Il fischio del vapore” della coppia Giovanna Marini-Francesco De Gregori o di “Creuza de ma” di Fabrizio De Andrè, mentre uscendo fuori dei confini nazionali, si può tranquillamente paragonare all’opera di recupero del patrimonio di Woody Ghutrie che hanno fatto i Wilco e Billy Bragg.
I personaggi cantati, descritti ed omaggiati sono prevalentemente partigiani, operai, lavoratori e le vittime del fascismo; undici brani che non sono nuovi (tranne “Stavo in bottega che lavoravo”), ma rivisitazioni di canzoni già pubblicate dai due gruppi, riarrangiate, nelle quali Marino Severini e Gastone Pietrucci si dividono le strofe o si cambiano l’uno i brani dell’altro. L’album è stato interamente autoprodotto dal supergruppo, in maniera pregevolissima, grazie soprattutto agli azzeccati interventi delle chitarre elettriche di Sandro Severini nei brani tradizionali di Gastone. Non a caso il primo brano è proprio “Le radici e le ali”, cantata interamente da Gastone, in maniera più lenta rispetto all’originale, dandogli un tocco più folkie. Anche a “Kowalski” viene data una veste più folkie, azzeccato poi il medley “Stavo in bottega che lavoravo/La pianura dei sette fratelli” ed esaltante il folk-punk di “Caridà caridà ssignora…”, un testo satirico, mentre alla filastrocca popolare “Cioetta cioetta…” viene data una veste rock, “Sesto San Giovanni” viene maggiormente valorizzata anche grazie alle strofe roche di Gastone ed “Iside” recupera una spiritualità mediterranea. Il Cd si conclude, inevitabilmente con la soffice “Eurialo e Niso”.
L’unico difetto di questo è che alla fine dell’ascolto si resta ancora più arrabbiati, come dopo la visione di un film di Ken Loach.
Autore: Vittorio Lannutti