La grande paura è passata! Dopo un attesa durata diversi mesi, l’idea che gli Hives si sarebbero “addolciti” per sfruttare al meglio l’ondata rock and roll (guarda i Jet) per svendere qualche canzoncina al mercato dei grandi affari svanisce immediatamente! I figlioletti degli Stooges, Mc5 e del più fedele rock and roll, non hanno cambiato rotta e lo si capisce sin dal primo accordo, sin dalle prime scariche elettriche che colpiscono da tutte le direzioni!
Più il disco va avanti, più è possibile pensare che gli Hives hanno ora un proprio “marchio di fabbrica”, un proprio suono, un certo carattere che li contradistingue, dei riffs che suonano “alla hives”.
Il disco parte con l’elettrizzante “Abra cadabra” per poi scivolare sia nel sixties di “A little more from little you” sia verso le pulsioni new wave di “Love in plaster” ed ancora nei cori “pop-punk” alla Buzzcocks-Undertones in “dead quote olimpics” ovviamente tutto in formato Hives!
Il combo svedese oltre a confermare le premesse dei due precedenti albums, in un certo senso si presenta più raffinato ma sempre diretto pronto a spaccare con precisione millimetrica qualsiasi cosa si presenti davanti, grazie ad un beat irresistibile, che forse tra venti anni potremmo risentire in altre bands.
Rifaccio ripartire il disco….è tempo di scegliere nuovi inni!
La “prova del terzo disco” è superata a pieni voti!
Autore: Vincenzo Palmieri