Come spesso sta capitando negli ultimo tempi (vedi Killing Joke e Mark Stewart solo per fare due esempi recenti), la schiera di eroi delle musiche alternative degli anni ’80 e ’90 che pongono alla nostra attenzione le loro ultime produzioni sembra interminabile.
Spesso è lo scetticismo che ci pervade ad avere la meglio, come è vero che in molti altri casi sembra che questi padri spirituali abbiano di meglio da dire rispetto ai contemporanei.
L’unica risposta possibile – come sempre quando si parla di musica – è immergersi nell’ascolto cercando di lasciare a margine ulteriori considerazioni di natura diversa.
Questa volta dunque sotto esame sono Daniel B. (Daniel Bressanutti) insieme a Dirk Bergen ed Erwin Jadot, in pratica i fondatori del gruppo belga dei Front 242, considerati tra gli inventori dell’EBM (Electronic Body Music), logica continuazione della techno-industrial e antitesi dell’house che ai tempi dilagava.
Ma dei Front 242, temibili pionieri e capiscuola di tutto un movimento confluito in diverse discipline sotterranee contemporanee, in questi Nothing But Noise non ve ne è nemmeno l’ombra poiché Not Bleeding Red nasce da una vera ossessione per i synth analogici.
Tutta l’opera dunque è influenzata dai lavori di Manuel Gottsching, fondatore degli Ash-Ra Tempel (nei quali ha militato anche Klaus Schulze, a sua volta membro di Tangerine Dream).
E’ chiaro quindi – parlando di due massime entità del kraut-rock – di come questo lavoro sia compreso nella cosiddetta ‘musica cosmica’ ed ispirato da due dei suoi massimi corrieri.
Nulla di male in tutto questo, direbbero gli appassionati di sintetizzatori mai paghi di esplorare le infinite possibilità di una strumentazione dai nomi quasi mitici: Moog Voyager, Prophet8, Juno 106 e Arp Odyssey.
Ma al di là dell’indubbio fascino quasi kubrickiano, come si fa ad evitare per l’ennesima volta l’accusa di ‘vintagefilìà’?
La questione non è da poco, perché sembra che l‘etichetta dei nostri sia fermamente intenzionata a convincerci che questa è una musica che – sebbene ben piantata con i piedi nel passato – sia rivolta innegabilmente al futuro ( citano addirittura i Sunn O)) ), mentre alla fine del primo disco (perché è un doppio..) già si ha l’impressione di aver fatto due giri completi intorno al pianeta e anche piuttosto sicuri, a parte qualche vuoto e qualche piccolo innocuo meteorite: l’atmosfera di un azzurro terso e le cinture ben allacciate.
Ma resta ancora il disco due, chissà cosa troveremo.
In effetti Puzzle Cosmique sembra apparentemente più turbolenta, con le sue stratificazioni e i suoi anfratti misteriosi, ma resta il problema che nell’era del digitale 2.0 questi suoni analogici li abbiamo già sperimentati tutti e con quel po’ di terroristi sonori ed hacker incontrati negli ultimi venti anni, queste cartoline dallo spazio riescono solo a fare tenerezza.
In CK a) 242 Hurtz b) Vorspiel si capisce la citazione ai Sunn O)): la lentezza soffocante di una minaccia che incombe. Si intuisce in questo che i nostri sono stati dei maestri, nulla da dire, il brano suggestiona, è la traccia più interessante ascoltata finora e non solo perché è un ambient-horror con i fiocchi ma soprattutto perché è la prima i cui suoni non rimandano direttamente a ‘quel periodo’, almeno fino al dodicesimo minuto perché dopo l’ossessione ritorna.
E così continua fino alla fine, nella beatitudine di chi riesce a immergersi in questo lunghissimo trip astrale.
Ora sapete Not Bleeding Red a chi è consigliato.
Autore: A.Giulio Magliulo