Chi l’avrebbe mai detto che gli Hellacopters avrebbero scelto un album di cover per congedarsi dal loro pubblico? Non si è trattato di una scelta pensata, ma abbastanza casuale: infatti l’idea della band di Stoccolma di realizzare un disco con brani di formazioni contemporanee pressoché sconosciute al grande pubblico, ma vicine al combo svedese per rapporti personali e affinità musicali, risale ad almeno due anni fa. Ben prima dunque che Nick Royale e soci decidessero di mettere la parola fine alla loro formidabile avventura musicale. Un’idea controcorrente, quella della hi-energy rockcon’roll band svedese: perché se è vero che di “cover album” è disseminata la discografia internazionale, è altrettanto vero che i tributi riguardano prevalentemente gruppi del passato assurti al ruolo di classici o di cult-band.
Con “Head Off”, invece, gli Hellacopters vogliono rendere omaggio a gruppi con i quali hanno spesso condiviso i palchi e le bevute nei backstage e che avrebbero – a loro insindacabile giudizio – meritato di sbancare le classifiche: “Non diciamo che registrando queste canzoni riusciremo a mandarle in classifica, ma forse un po’ più di gente le conoscerà e andrà a scoprire gli originali”. Così il quintetto ha prima selezionato una cinquantina di brani, ne ha poi registrati venti, ma alla fine solo dodici sono finiti su disco.
Si parte con un paio di brani di band svedesi: “Electrocute” dei “Demons“, seguita a ruota da “Midnight Angels” dei Peepshows. Quindi è la volta di “(I’m) Watching You” dei grandissimi Humpers, la più grande punk-band americana dei ’90 assieme ai New Bomb Turks, anche loro omaggiati più avanti con una robusta versione di “Veronica Lake”. Ma sono ancora i gruppi svedesi a tenere banco in questa sorta di tributo: dai Turpentines con “No Salvation” ai Robots di “In The Sign Of The Octopus”, sino ad “Another Turn” dei Maharajas, favoloso gruppo 60’s oriented che non pensavamo di trovare nella lista dei favoriti di Nick Royale e soci. Quindi si vola oltreoceano. Prima in Australia (terra che ha sempre mantenuto una forte affinità elettiva il rock’n’roll scandinavo) con la bella cover di “I Just Don’t Know About Girls” degli Asteroid B-612, poi negli Stati Uniti con i lisergici Dead Moon di “Rescue”, i deraglianti Gaza Strippers di “Throttle Bottom” e l’impeto soul dei BellRays con “Making Up For Lost Time”. La chiusura è affidata invece a “Darling Darling” dei Royal Cream, altra band svedese, spin-off degli spettacolari Sewergrooves.
Su vinile trovate altri due brani, entrambi di formazioni australiane, a testimonianza del forte legame tra gli Hellacopters e l’Aussie-sound: si tratta di “Straight Until Morning” dei Powder Monkeys (inclusa nell’ellepì) e “Acid Reign” degli Yes-Men, pubblicata invece come lato b del primo singolo estratto dall’album.
Dopo oltre dieci anni di intensa e logorante vita “on the road”, con una carriera ricca di momenti memorabili e album importanti (un titolo su tutti: “High Visibility”), gli Hellacopters hanno deciso di salutare i loro fans. Lo fanno ora con “Head Off”, certamente non il loro disco migliore: anzi una prova piuttosto debole per una band che ha fatto della vis chitarristica la propria arma vincente.
Ma “Head Off” va preso esattamente per quello che è: l’ultimo disco di una band al termine della propria parabola creativa e soprattutto una dichiarazione d’amore nei confronti del rock underground. Con questo disco il cerchio si chiude. La missione è conclusa. Gli “elicotteri” possono finalmente rientrare alla base.
Autore: Roberto Calabrò