Il titolo del secondo recente disco del cantautore Edoardo Chiesa sembra un invito a liberarsi della paura del futuro, concetto ripreso, sotto forma di metafora, nella briosa ‘Domenica’: “…e smettetela di stare alla finestra / che le nuvole si spostano comunque / e quest’aria fredda fredda prima o poi vi fregherà”.
Dieci canzoni per trio chitarra acustica, basso e batteria molto piacevoli, fruibili, che d’improvviso aprono squarci lirici imprevisti, sorprendenti come in ‘Dietro al Tempo‘, un acquerello gonfio di compassione per l’umanità tutta.
Gli occhi cui fa riferimento il brano d’apertura, i piedi di cui si parla in ‘Domenica‘ o le porte protagoniste del quarto brano sembrano poi simboli che raccontano le persone, spesso indecifrabili, spiazzanti, sorprendenti, mentre le musiche di Edoardo Chiesa vestono arrangiamenti semplici per trio acustico che proprio in virtù di questa essenzialità si rivelano vincenti, assecondando e mettendo bene in evidenza il clima generale del disco ed i testi delle canzoni, in una dinamica personale che nondimeno di tanto in tanto si ricongiunge idealmente con certo cantautorato storico italiano tra Fossati, Rosso, Concato, Caputo, Conte, come ad esempio in ‘Se Fossi Te‘, dall’andamento appunto piuttosto classico.
‘Il Filo‘, ‘Le Porte‘ e ‘Radici‘ mostrano poi una sottile inquietudine, figlia forse di una critica, e di un filo d’amarezza, verso un Mondo troppo veloce e contraddittorio.
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autore: Fausto Turi