È diventata inarrestabile la corsa di Vinicio Capossela verso le cime della canzone d’autore, o in questo caso sarebbe il caso di parlare di discesa negli abissi marini. L’artista di origini irpine, infatti, continua a non sbagliare un disco non risultando mai ripetitivo, dimostrando di avere un’enorme capacità innovativa.
Questa è la più grande risorsa per un artista e Capossela è un Artista con la A maiuscola, perché non si sente ancora arrivato e che non pensa di potersi riposare sugli allori. La generosità, dunque la credibilità, di un’artista emerge dalla sua sincerità e Vinicio lo sta dimostrando in particolare da “Ovunque proteggi”, vale a dire da quando ha iniziato a svelare il suo rapporto con la spiritualità. Dal terz’ultimo disco, appunto, seppur con l’utilizzo di metafore o rielaborando temi presenti e presi in prestito dalla bibbia, ha deciso di rendere il suo pubblico partecipe di questo suo percorso.
“Marinai, profeti e balene”, registrato in quel di Ischia, rispetto ai due dischi precedenti, si incentra molto più su questa tematica. Per farlo Capossela ha scritto diciannove brani divisi in due cd, per i quali ha coinvolto non solo numerosi artisti, tra i quali Jimmy Villotti, Greg Cohen, Ares Tavolazzi, Antonio Marangolo, Marc Ribot e i Calexico, ma anche cori di musica classica.
È sicuramente questo il valore aggiunto, dunque l’elemento innovativo, di questo nuovo album. In diversi brani, infatti, il coro viene utilizzato come nella tragedia greca, per accentuare l’enfasi del brano.
L’ispirazione principale, che aleggia in tutti e diciannove brani, Capossela la trova nel capolavoro di Melville ovvero “Moby Dick”, ma anche l’ “Odissea” di Omero, il “Libro di Giobbe” de “L’antico testamento”, “Scandalo negli abissi “ di Celine e al “L’inferno” di Dante.
Certamente ha avuto un gran coraggio ad ispirarsi a questi grandi classici della letteratura internazionale ma le trame musicali si sposano perfettamente con la letteratura ed il risultato è ottimo, riuscendo abilmente a bilanciare la tradizione europea-mediterranea con quella del folk made in USA.
Un altro aspetto curioso è che nel primo cd sono presenti i brani con testi tratti direttamente o profondamente ispirati a Melville, Celine e alla Bibbia, la cui enfasi è spesso rafforzata proprio dai cori dall’iniziale “Il grande Leviatano”. Nel primo cd, dunque, sono maggiormente presenti le contaminazioni tra ritmi moderni ed arie classiche e folk, “L’oceano oilalà” ne è il caso più eclatante con cori e ritmi seicenteschi.
Per “Pryntyl” viene utilizzato uno swing divertente ed il testo fa il paio con “La medusa cha cha”, mentre per “Polpo d’amor”, scritta con i Calexico ritroviamo le ambientazioni di “Canzone a manovella”, così come nella biblica “Lord Jim” si riscontrano echi della prima fase della sua carriera.
È tanto inquietante per la sua grevità “La bianchezza della balena”, quanto “Billy Budd” che riscopre le radici del blues con la chitarra di Marc Ribot (in passato già al fianco di Vinicio) a dir poco perfetta. “Fuochi fatui” è il momento più epico del disco, perché il tema portante è il momento dela cattura ed la conseguente simbiosi con la balena del capitano Achab. È il testo antropologicamente più religioso e freudiano scritto da Capossela. L’omaggio al folk Usa viene attivato con riferimenti espliciti agli Wovenhand, in particolare in “Job” e “Vinocolo”, e questi aspetti sono grosse note di merito per il cantautore italiano che nella sua ricerca si spinge sempre di più verso territori oltreconfine abbattendo le barriere culturali che troppo spesso i nostri artisti si impongono.
L’ultima canzone del primo disco “La lancia del Pelide” introduce l’omaggio ad Omero, dunque al viaggio interiore e alla necessità di crescere, molto esteso nel secondo cd, nel quale troviamo la melodica “Le pleiadi”, la pagana “Aedo”, la malinconica “Le sirene”, l’epica e tragica “Nostos”, i ritmi latini e stranianti di “Calipso” ed il folk de “La Madonna delle conchiglia”.
Chissà se con questo viaggio nella letteratura e soprattutto dentro sé stesso ed il suo passato il Nostro è tornato dalla sua Penelope o se ha ancora bisogno di viaggiare, e noi con lui.
Autore: Vittorio Lannutti
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