Esistono dischi che trasmettono un senso di intimo mistero già dalla copertina; così è stato per me la visione di “Bats Feet For A Widow” (The State 51 Conspiracy) di Bingo Fury, la cui finestra mi ha introdotto in uno spazio di metafisica intimità.
Con i due singoli del 2021 (contenuti nel 7″ “Big Rain/Happy Snake”), Bingo Fury aveva mostrato un’insolita capacità di alternare un narrativo e caldo jazz deviato da fumoso night, con “Big Rain”, ad una cruda new wave/noise/jazz, con la bella “Happy Snake”, formula, quest’ultima, in parte reiterata nell’ulteriore singolo “Brichall & Kings” del 2022.
Nel 2022, poi, l’EP “Mercy’s Cut”, in cui Bingo Fury estendeva in minutaggio quanto anticipato dai singoli precedenti, asciugando le abrasioni con le più ordinate e ordinarie “The Phone” e “I’m Not Tied”, l’eccelse e visionarie “Underfall Yard” e “Cash For Chloe” e la classica “Mercy’s Cut”.
Ora, nel 2024, lo splendido LP “Bats Feet For A Widow”.
Dopo l’introduzione per pianoforte e cornetta affidata a “Carolina’s Theme”, “Unlistening” è profonda nel proporre nuance jazz su cui la voce si stacca e viaggia tangente, sino a perdersi nella scomposta coda strumentale da circo paranoico che porta alla ponderosa “Power Drill”, miscellanea di rock, punk, noise, jazz, sperimentazione nonché primo acuto del disco.
Non di meno è “Mr Stark”, con un tema degno dei The Residents che divaga su di una base tanto composita quanto scomposta.
Le acque si calmano con “Centrefold” per pianoforte e voce che, con il suo bel finale in contrapposizione, congeda il Side A.
Come per il primo lato, anche l’inizio del Side B è affidato all’introduttiva “Never Gonna Be A Dead Man” che conduce a “I’ll Be Mountains”, altro piccolo gioiello in cui rumori si innestano su un jazz da film poliziesco, esatto tanto nelle parti sostenute quanto nelle più nebbiose aperture.
In “My Cup Overflows” una sezione ritmica d’effetto è base per una voce declamante, per la cornetta e per le abrasioni della chitarra: ennesimo momento perfettamente riuscito del disco.
Chiude un lavoro discografico che lascia il segno e senza punti deboli, la riflessiva “Leather Sky” caratterizzata dagli afflati della cornetta.
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