Mi lasciano sempre una bella sensazione di allegria i concerti di Langhorne Slim: sarà lil suo entusiasmo, la tenerezza e la semplicità delle ballate folk, la dolcezza delle parole che descrivono situazioni e sentimenti…o quella voce stridula e irriverente.
Siamo a Roma, all’Init. Non c’è molta gente (e sono quasi tutte donne), ma va bene così.
Sean Scolnick (il suo vero nome) sul palco è newyorkese, carismatico e coinvolgente. Insieme alla sua band affiatata (batterista, contrabasso e un tastierista/banjista) ha suonato e ballato per più di un’ora proponendo brani dei suoi vecchi album e qualche novità.
Lo spirito folk si fonde con sonorità pop, soul, rock. Quello che più colpisce delle sue performance è lo stile assolutamente personale, semplice, istintivo e verace. Rozzo ed elegante allo stesso tempo.
Perfettamente a suo agio sia in robusti accenni rock stile “Back to the Wild” sia in dolci ballate come “I Love You But Goodbye“, nel blues di “For A Little While” come nel rock leggero leggero di “Cinderella“.
Una ventata di freschezza (I love to dance) e allegria (Electric love letter) e struggenti ballate d’amore dal sapore dolce come Colette e Restless.
Sean ci regala due brani chitarra e voce da solo sul palco e poi riprende in allegria elargendo i suoi grandi sorrisi.
Si stende a terra alla fine del live, spensierato, continuando a cantare e suonare la chitarra come su un prato.
Un concerto per inguaribili romantici ”well it must seem pretty clear that I love you, Yes I do!”.
Autore: Sara Ferraiolo
www.langhorneslim.com