Potrebbe trattarsi del nuovo Nyman, dato che i dischi del noto Michael non si trovano facilmente e i suoi concerti sono costosissimi. Non è di certo un invito a boicottarlo, però quasi mi sento in obbligo di vestire i panni del saggio e consigliare ai “giovani” un compositore “giovane” per avvicinarli all’ambient.
Martin Juhls, musicista di Dortmund, si presenta al mondo con lo pseudonimo di Marsen Jules e “Herbstlaub” è il suo raffinato biglietto da visita.
Data la primavera incombente, il momento non è dei migliori per il lancio di un disco intitolato “Foglie d’autunno”, anche se dopo averlo ascoltato, sono convinto che mai nome non fu più azzeccato! Un disco colmo di sensazioni, di una malinconica tristezza “invocata” da giornate passate alla finestra ad osservare all’orizzonte l’agonia dell’estate, proprio nel momento in cui la brezza è costretta a lasciare il posto ad un freddo vento di tramontana che spazza via le foglie. Un’espressione che può sembrare semplice e puerile, che viene però sgominata dalla sensazione che Martin abbia centrato l’obiettivo così come se l’è prefissato. Basti ascoltare “Fanes d’automne” o la suggestiva e fiabesca “De La Mort d’un Cygne” per dare valore alle mie parole. La coerenza e la poesia del musicista sfociano in un punto massimo di concretezza rappresentato in “Aurore”, dove è molto forte la sensazione di serenità come una breve parentesi armoniosa in momenti di riflessione e sarò blasfemo, ma a tratti richiama alla mente addirittura la Primavera di Vivaldi anche perché in questo caso così come in tutto l’album, l’ottimo Marsen Jules si avvale di una strumentazione composta anche da un trio d’archi e da un’arpa orchestrale.
“Chanson du soir”, brano che termina “Herbstlaub”, è una nostalgica sinfonia che si cinge nel suo intimo e che dà l’impressione, infine, di rassegnazione e apertura all’inverno.
Devo ammettere, che negli ultimi tempi, anche ascoltando tantissima buona musica di qualità che compensa in un certo qual modo la grandissima quantità di produzioni, difficilmente ho trovato in un disco una tale bellezza fine a se stessa.
Autore: Luigi Ferrara