“Silver & Black” è il sesto album dei Leadfinger, ed è un disco che segna in maniera stupefacente la rinascita di una delle migliori band dell’Aussie-rock, che ha rischiato seriamente di vedere finita la sua corsa, dopo che il frontman, Stewart Cunningham, ha dovuto affrontare una lunga lotta contro il cancro ai polmoni, diagnosticatogli nel 2017 e che lo hanno costretto a due lunghi anni di cure contraddistinti da un recupero lento ed incerto. Dopo questo periodo terribile la band (composta oltre che da Cunningham, da Michael Boyle, Dillon Hicks e Adam Screen) ha cercato di riprendere il filo del discorso interrotto da “Friday Night Heroes” tra le non poche difficoltà che sono sopraggiunte con la pandemia di Covid-19 ed il conseguente lungo lockdown.
Ma non appena i quattro sono riusciti ad entrare nei Rancom Street Studios di Botany, NSW con il produttore Brent Clark per dare corpo alle nove canzoni (12 nella versione doppio vinile) che compongono “Silver & Black”, la magia si è ricreata ed ora è a disposizione di tutti.
Il disco racconta in maniera catartica la malattia vissuta da Cunningham, in ogni sua fase: dalla scoperta dolorosa che offuscava il suo futuro, alla voglia di non arrendersi, fino alla vittoria finale che gli consente di tornare a coltivare l’amore per il rock’n’roll in maniera piena come non si pensava potesse più accadere.
Ecco così che ogni canzone ci porta all’interno di una storia dolorosa ma superata con caparbietà e voglia di non uscire sconfitto, come racconta il brano d’apertura “Dodged A Bullet” un brano dall’incedere rock classico sullo stile del migliore Tom Petty, ma che richiama anche alla mente i Lynyrd Skynyrd, in cui si parla della scoperta della malattia come un ostacolo insormontabile, che ti svuota di energie, ti porta a perdere e ritrovare amici con la vita che sembra sfuggirti dalle mani fino a che non riesci appunto a “schivare il proiettile”.
La successiva “One More day” riporta ai classici toni del “Leadfinger sound” con la band che riprende a pigiare sull’acceleratore con un riff di chitarra che apre scenari di rinascita per innestarsi su di un testo in cui il protagonista non vuole assolutamente arrendersi a quanto il destino sembra riservargli.
Il power-pop di “Sleeping Dog”, uno dei tre singoli digitali che hanno anticipato l’uscita dell’album, continua ad esorcizzare la malattia invitando a non guardarsi alla spalle e continuare a muoversi e restare vivi. La successiva “You Oughta Know” racconta ancora, intrecciando melodiosi riffs di chitarra e un ritornello da cantare a squarciagola, il bello di scrivere canzoni e suonare in una band che non ha alcuna intenzione (per nostra fortuna) di mollare e mostrandosi anche stupito per essere ancora in pista dopo più di dici anni.
Dopo questa prima fase piena di adrenalina il sound vira sulle ballate mid-tempo con la magnifica e dolorosa “Find The Words” in cui il nostro protagonista deve prospettare alla persona amata le cattive notizie che stanno per arrivare. Un brano propedeutico che apre la strada al capolavoro del disco, ma oserei dire di tutto il songwriting di Stewart Cunningham: “Fall Of Rome”. Una canzone meravigliosa sia dal punto di vista musicale dove Michael Boyle cesella assoli di chitarra a volte spinti e a volte in crescendo, supportato dal dialogo con quella di Cunningham e le solide line di basso di Adam “Reggie” Screen ed il sostanziale sostegno della batteria di Dillon Hicks. Il brano parla di un sogno in cui il suo autore paragona la bellezza della gloria di Roma, che continua a vivere nei secoli anche attraverso la magnificenza delle sue testimonianze archeologiche, con un amore che passerà sulle rovine della sua vita per continuare a vivere in eterno.
Subito dopo queste due magnifiche ballate i Leadfinger piazzano due brani killer come “Nobody Knows” e “Stop Running Away” due veri e propri gioielli del power pop più accattivante. “Nobody Knows” parla di un ritorno e la ricerca di strade nuove da percorrere sconosciute a tutti mentre “Stop Running Away” è un’altra delle vette altissime di questo disco spettacolare, uno di quei brani destinati a diventare insostituibili nei concerti per conquistare qualsiasi tipo di pubblico.
L’album si chiude in bellezza con un’altra ballata evocativa. “Here come The Bats” è un’altra delle perle di questo disco con il suo intreccio di chitarre e linee di basso che si rincorrono in primo piano per creare avvolgenti linee melodiche sulle quali s’innestano le parole cantate da Cunningham: “A queste parole che canto dalla mia anima/Significano qualcosa/Al mondo fuori da queste porte/E significano quello che dicono/Quando significheranno qualcosa per tutti noi?
Una chiosa finale davvero superlativa. “Silver&Black” è tutto questo, è il capolavoro della discografia dei Leadfinger, è un capolavoro dell’era moderna del rock asustraliano.
https://www.leadfinger.com.au/
https://www.facebook.com/LeadfingerOz/
autore: Eliseno Sposato