How To Die In The North è il terzo album di BC Camplight, da gennaio pubblicato anche in Italia da Bella Union e Pias Progressive. Brian Christinzio (questo il suo vero nome) è un talentuoso songwriter nato nel New Jersey ma da molti anni residente a Manchester. Ha avuto il tempo, mentre era in America, di suonare occasionalmente con The War On Drugs, e di fare comparsa nell’album di Sharon Van Etten Epic.
Cresciuto con i dischi materni di Jerry Lee Lewis, BC porta parecchia cultura del pop americano anni ’50 e ’60 nelle sue canzoni, ma curiosamente la mescola con il surf-pop, le ballate al piano fino a composizione psichedelice e progressive. In questo suo terzo album, addirittura, le due fondamentali linee ispirative della sua musica sono rigorosamente distinte nelle due parti dell’album: You should’ve gone to School, Grim Cinema, o Love isn’t anybody’s Fault, o ancora Just Because I Love You sono davvero uno scimmiottamento riuscito dei classici anni ’50, con vaghe citazioni dei fantastici sixties tipo Velvet Underground o Jefferson Airplane, al punto da sembrare quasi melense.
L’album svolta a partire da Good Morning Headache, terribilmente psichedelica ma ancora melodica e romantica, al punto che questi altri pezzi sembrano composti da altro artista: Atomb Bomb scivola quasi verso lo sperimentale, seguono la scia di composizioni complesse, con vari cambi di ritmi e melodie, alla stregua delle più difficili composizioni dei Genesis vecchia maniera. Qui l’album si fa interessante, anche se forse addirittura eccessivo: si vuol mantenere la base sunshine-pop, ma la si vuole innovare con una furia sperimentalistica che sembra finalizzata più che altro a stupire l’ascoltatore: è il caso di Lay me on the Floor o Why doesn’t Anybody Fall in Love Anymore in particolare. Ed è ovvio che intanto il riferimento non è più ai favolosi anni ’60 ma agli agguerriti anni ’70, con tutti i loro stravolgimenti delle regole. Resta tuttavia l’impressione di qualcosa di già ascoltato (chi non penserà ai Queen in Why doesn’t Anybody Fall in Love Anymore alzi la mano) e generalmente di non abbastanza innovativo. Qualcosa insomma di talmente proiettato nel passato da rimanervi per lunghi tratti imprigionato.
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autore: Francesco Postiglione