La band The National ha pubblicato il 13 dicembre scorso Rome, un album di 21 tracce registrato dal vivo (senza sovraincisioni) il 3 giugno 2024 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma. Annunciato da due EP, contenenti episodi del concerto, “Rome” arriva adesso finalmente intero come doppio disco dal vivo per la label 4AD per suggellare l’epico concerto, ripreso fedelmente dall’inizio, che la band di Cincinnati ha voluto regalare alla città eterna.
E’ dunque un doppio omaggio quello che la band fa ai fan italiani: anzitutto regala un live tutto registrato da un unico concerto romano, ma chiama anche il disco col nome della nostra capitale, a voler ricordare l’affetto incredibile di Berninger, e dei fratelli Devendorf e Dessner per il nostro paese.
Il doppio album, mixato dal collaboratore di lunga data Peter Katis e in uscita anche in formato digitale, ripercorre gli oltre 20 anni di carriera della band e rivela pienamente l’energia live della band che è da sempre uno dei loro cavalli di battaglia. Non a caso i The National non sono nuovi a dischi live: prima di Rome era uscito, abbastanza tardi rispetto alla loro carriera ventennale, un live a Bruxelles che fotografava l’intera esecuzione del loro storico disco Boxer, nel 2018 e un concerto in Berkeley, sempre nel 2018, suggellato nel mini documentario Juicy Sonic Magic, Live in Berkeley, September 24-25, 2018.
Rome però è l’unico documento live definitivo dei The National. Perché non è un documentario (Juicy Music ha solo dieci pezzi) e non riproduce un solo disco, ma l’intera carriera dei The National, con ben 21 tracce che pescano dal secondo disco Sad Songs for Dirty Lovers del 2003 con Murder Me Rachel, per proseguire poi con i loro album più famosi Alligator, Boxer e High Violet da cui estraggono veri e propri classici come Mr November, The Geese Beverly Road e Lit Up (da Alligator, 2005) a Fake Empire, da Boxer del 2007, fino a Bloodbuzz Ohio, Terrible Love, Lemonworld, Runaway, England, Vanderlyle Crybaby Geeks, di High Violet del 2010, che risulta il disco più saccheggiato per questo live.
Ma il live di Roma ha dato spazio anche ad alcune chicche, pescate da dischi forse meno famosi e noti della band: ecco allora comparire nel disco Graceless, Don’t Swallow the Cap, Humiliation e I Need My Girl da Trouble will Find Me, il disco del 2013 con cui i The National abbandonarono in fondo l’indie rock iniziale, per la ricerca di sonorità più intime e lente che esaltassero la voce inconfondibile di Matt Berninger. E queste chicche sono peraltro qui eseguite in una versione strepitosa, che lascia ampio spazio all’esplodere delle chitarre e della strumentazione, rispetto alla versione studio, come per esempio nella sorprenente Humiliation. o un’altra chicca, di ultima generazione con la contaminazione dell’elettronica: ecco allora The System Only Dreams in Total Darkness, unica rappresentante del bellissimo Sleep Well Beast, del 2017, forse ingiustamente sottorappresentato.
E poi ci sono naturalmente i bellissimi pezzi nuovi dei due dischi usciti quasi contemporaneamente fra 2023 e 2024, ovvero Eucalyptus, New Order T-Shirt, Tropic Morning News, Alien, da First Two Pages of Frankenstein e l’eccezionale Smoke Detector di Laugh Track.
Il concerto in pratica è un percorso nel tempo: si apre con l’intro lenta di Runaway ma poi esegue tre pezzi nuovi del 2023, per poi rituffarsi nei dischi passati che hanno suggellato l’identità della band (non compaiono per nulla solo il primo disco omonimo, ancora immaturo per quello che poi sarebbero stati i the National, e l’oggettivamente scialbo I Am Easy to Find, del 2019), fino al bis che comprensibilmente mette in fila il loro inno più famoso Mr. November, e poi una versione pazzesca di Terrible Love e una conclusione epica con la sola voce del pubblico che canta Vanderlyle Crybaby Geeks, sulla sola chitarra acustica di Aaron Dessner mentre Matt dirige le voci senza microfono.
Il live scorre splendido tra le ballate per cui i The National sono noti, come I Need My Girl, Runaway, o la recentissima Alien, che qui vengono rinvigorite musicalmente, mostrando la potenza della trasformazione della band dal vivo, o versioni “epiche” dal punto di vista musicale e orchestrale, come Don’t Swallow the Cup, da brividi, o Humiliation o Murder me Rachel dall’assolo infinito, o Fake Empire, cantata in coro dal pubblico sin dalla prima nota di piano, fino a versioni “isteriche” di pezzi come England, Graceless, Eucalyptus, o Smoke Detector, dove Matt prende il sopravvento come uno sciamano urlante e delirante, letteralmente scioccando l’ascoltatore per i vertici acuti a cui può arrivare, o gli inni storici, come Bloodbuzz Ohio, Lemonworld, Lit Up, o Mr November, che letteralmente straripano in una versione emozionante di piena fusione col pubblico, che li canta da inizio a fine facendo da contraltare a Matt.
Nella recensione del concerto, The Guardian ha scritto: “una band che ha definito un’epoca, all’apice delle sue forze (…) questa splendida epopea di due ore e mezza diventa una catarsi collettiva”. Anche Rolling Stone UK ha detto che “è chiaro che la band (…) ha meritato il posto a sedere al tavolo dei migliori da un decennio a questa parte…. Uno spettacolo semplicemente euforico, che vede la band raggiungere un nuovo picco”.
E’ il doppio live Rome è davvero la fotografia sonora dell’epopea raggiunta di una band che oggi è ai vertici mondiali: ascoltandolo, si comprende l’essenza dei the National e il motivo per cui sono oggi in fondo l’unica band attuale dal sapore classico, di quel rock riempi-stadi che sembra di un’epoca che fu. Ma a quanto pare non per il pubblico presente a Roma il 3 giugno scorso, che canta a squarciagola nel disco in coro unanime, ed è l’altro grande protagonista del disco.
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