Tra ironia e cantatorap, in uno scenario abbastanza fuori luogo.
Ventidue dicembre 2013, una data che aspettavo da un po’. C’è Dargen D’Amico con Andrea Nardinocchi all’Arenile di Napoli, due degli artisti che trovo più interessanti nel panorama musicale italiano. Entrando nella sala concerti dell’Arenile mi aspetto di trovare non molte persone, infondo come spesso Dargen recita nelle sue canzoni : “sono un’ artista di nicchia“. E le mie aspettative si rivelano fondate. La cosa che più mi sconvolge è l’età media degli spettatori, sembra un po’ una festa delle medie e mi sento, dall’alto dei miei venticinque anni, un po’ anzianotto. Ma mi lascio alle spalle queste ambigue sensazioni e aspetto l’inizio dello spettacolo. Il primo ad uscire sul palco è ovviamente Andrea Nardinocchi. Dopo il debutto a Sanremo dello scorso anno, dove presentò il brano Una storia impossibile calcando quel tradizionale palco con Mac e Controller, non ho potuto fare a meno di seguirlo. Pochi secondi ed è già delirio.
Inizia il set con un potente sound dubstep cantando una versione tutta sua di Imagine di John Lennon, niente male veramente. Dimostra di avere una personalità molto originale, almeno in Italia, e riesce a trasmettere con il suo stupendo timbro vocale, diverse sensazioni ed emozioni. Passa da un brano all’altro del suo disco d’esordio, accompagnato talvolta alla chitarra da uno dei Fratelli Calafuria (che risulta impalpabile sul palco), con estrema velocità e semplicità, e il pubblico che conosce a memoria le canzoni sembra apprezzare.
Ma dopo circa trenta minuti arriva il momento tanto atteso. Nardinocchi inizia a cantare Continua a correre, brano presente nell’ultimo lavoro di Dargen in duetto con quest’ultimo, e all’improvviso compare sul palco proprio lui. La folla è in delirio, non vedevo queste scene di panico da un bel po’, e non so il perché ma la cosa non mi fa tanto piacere. Dargen sembra un po’ spaesato, quantomeno un po’ annoiato. Forse si aspettava un pubblico diverso: le persone dai venti anni in su si contano sulle dita delle mani e gli sguardi di quest’ultime sembrano più volte incrociarsi pensando: ” ma cosa succede?”.
Ma lo spettacolo non può fermarsi e Dargen inizia una lunga carrellata di brani presenti nel suo ultimo lavoro Vivere aiuta a non morire, sempre accompagnato alla chitarra dai Fratelli Calafuria, a cui concede anche un momento tutto loro. Il pubblico apprezza e canta a sguarciagola, balla e si diverte. Ma c’è qualcosa di strano in Dargen. Non sembra in forma o forse è volutamente svogliato nel cantare le sue canzoni. Tra vecchi e nuovi successi si ferma spesso a parlare con il pubblico, o più che altro a prenderlo in giro. Non mancano momenti di ilarità in cui D’Amico lancia delle vere e proprie provocazioni accusando addirttura qualcuno di non capire un c…. di musica.
Il pubblico si diverte, ma a me sembra veramente poco scherzoso. Irritante è la maniera in cui questo centinaio di ragazzini urlavano richieste a squarciagola, riducendo il tutto ad un enorme karaoke umano.
Alla fine del concerto mi sento spaesato, tranne il pubblico: Dargen non mi è dispiaciuto, le canzoni dal vivo funzionano meno che nei dischi, ma la sequenza e la velocità di esecuzione sono davvero un bel fattore, e la sua ironia si rivela sempre geniale. Uscendo dalla struttura mi accorgo che Dargen è scortato nella sala da alcune persone per andare a fare foto e firmare autografi. Riesco ad incrociarlo giusto un secondo e a dargli una pacca sulla spalla, quasi a dire: ” Mi dispiace per tutto questo”. Lui si blocca un secondo a guardarmi, ma non ha tempo da dedicarmi ovviamente e io mi accontento di quel suo sguardo di comprensione.
La sensazione che mi perseguita tornando a casa è strana. Per me Dargen è uno degli artisti più validi in Italia, ma quel pubblico cosi piccolo e cosi irrispettoso, non lo dovrebbre meritare nessuno. Ma scavando nei ricordi della serata, nelle sue battute e nei suoi testi sono giunto ad una conclusione, anzi ad una domanda: “E se ci avesse presi tutti per i fondelli?”.
http://andreanardinocchi.com
http://dargendamico.it
autore: Ciro Leale