Hanno appena esordito con un album ufficiale, ma fanno musica da tantissimo tempo, da quindici anni. I Teorema, band umbra, con questo “Forme naturali” dimostra di avere molta esperienza. In effetti, il gruppo si è abbondantemente espresso su molti palchi, festival e rassegne, spesso primeggiando. A differenza di altre band, che poi si lasciano andare, nonostante valgano molto, i Teorema, per fortuna, hanno insistito e, grazie al Red House di Senigallia, e all’ottima produzione di Antonio Piazza, hanno realizzato questo esordio. “Forme naturali” ha il pregio di essere essenziale e di non perdersi in inutili rivoli. In poco più di mezz’ora i cinque artisti hanno condensato nove canzoni che ruotano intorno ad un ottimo pop-rock italiano, con guizzi nel più pregiato hard rock di matrice Usa. Nelle loro chitarre e nelle serrate ritmicche si riscontrano spesso echi di System Of A Down o del post grunge dei Foo Fighters e ancora dello stoner, come in “Come ruggine” che poi ottiene la quadratura del cerchio con un ottimo pop-rock. Il cantante Martin Urbani ha delle notevoli doti vocali, flessibili, in quanto è in grado tanto di aggredire, vedi lo speed new metal rabbioso “Tra i denti”, quanto di esprimere al meglio la sua melodia, come il miglior Francesco Renga, in “Cenere”. I testi poi sono perfettamente appropriati alla musica, spesso introspettivi e ruotano anche intorno alla sfera relazionale. Il più interessante è sicuramente “Canzone della fine”, dove il post-grunge sostiene un brano che ha dei risvolti ermetici e forse ambigui, dato che le tematiche affrontate sono la solitudine, la fine ed il futuro. Date le premesse e la loro esperienza, dal vivo devono essere travolgenti.
Autore: Vittorio Lannutti