Egr. Lettore
Ho preso spunto dai Nitzer Ebb per intitolare la mia nuova rubrica “Webhead“…e per questo si sono meritati la cover del post.
“Webhead” sarà a cadenza random e concentrata soprattutto sulla musica, anche se ogni tanto me ne vado per fatti miei.
Un decennio fa si scrivevano recensioni, oggi non so se ha più senso…se non dovesse piacere “Webhead“, credo che non mi offenderò più di tanto, mi è venuta mentre bevevo una Dreher e pensavo a tutt’altro…il web è ricco di informazioni e ho la testa così piena da consigliare a ciascuno la propria “Webhead“.
Cordiali Saluti
LF
–WEBHEAD — Episodio #4 – Gli INDIEmenticabili
Un pò dispiace che l’argomento “Indie” sia diventato oggetto di parodia di cantattori finti e gente che scopre i sinti.
Della cultura independent ne abbiamo fatto da sempre una bandiera e ancora oggi con orgoglio ostentiamo una certa scuola di pensiero: soprattutto in questi periodi dove ogni cosa effimera è un vanto.
Forse gli italiani, che hanno sempre bisogno di un pò di tempo in più per assorbire le diversità sono passati in poco tempo da una cultura fortemente influenzata dal mainstream e le logiche di mercato alla iniziale libertà della rete e questo probabilmente ha portato un pò di confusione perché io la musica comunemente detta indie – da indipendente, non da Marco Polo che cercava di raggiungere le Indie – la ricordo diversa da quella che circola tra gli ascoltatori negli ultimi tempi…
Periodicamente, quando metto in ordine o devo cercare alcuni dischi escono fatti che proprio mi ero dimenticato di avere…
Spesso erano cose che una dozzina di anni fa avevano avuto un discreto successo, era sul serio musica indipendente. Talvolta gente pure strana, ma strana veramente…
Rubrica nella rubrica…adesso sicuramente ognuno avrà i suoi INDIEmenticabili e io ne tengo una caserma con tanto di sotto-ufficiali, solo che alcune cose non sono nemmeno riuscito a trovarle in rete e mi sono dovuto “accontentare” di quest’accozzaglia ricercata di video che ho in seguito elencato.
Alcuni di questi musicisti ci sono ancora, altri non so che fine hanno fatto…
Chiedo solamente di dedicare a questa rubrica un po di ascolto, altrimenti il web è zeppo di informazioni…cerco di veicolare dei contenuti…poi ogni capa è nu tribunale che sta scritto anche nell’Asilo Filangieri a Napoli.
Riabilitiamo un poco lo spirito indie…e con una serie di proposte che contraddistingue ciascuna un modo di essere indipendente, una sfumatura tra le tante della musica un tempo chiamata indipendente, dal dub, al songwriting o alla musica elettronica sperimentale…
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…partiamo con Xela, il progetto del compositore britannico John Twells. Nel 2006 è uscito l’album “The Dead Sea” , un disco che ho consumato e lo ricordo particolarmente per le atmosfere “notturne”…nel senso che non l’ho mai ascoltato prima di mezzanotte…
…uno dei dischi che associo di più alla musica cosiddetta “indie” è quel capolavoro di “Put Your Gloves On And Wave” uscito nel 2001 per Temporary Residence Limited da parte del collettivo Halifax Pier composto da Charles Sommer, Greg Burns,Claire Monty, Forest Kuhn, Nathan Salsburg e Jaime Reeder. “The Wait” è un capolavoro, l’attacco di questo brano mi ipnotizza come se il tempo si fosse fermato…
…fortunatamente esistono ancora…li ricordo ai tempi della Staubgold di Markus Detmer. Nel 2015 la formazione cosmic-jazz Kammerflimmer Kollektief capitanata da Thomas Weber ha pubblicato l’album “Désarroi“. A suo tempo il disco “Cicadidae“, pubblicato nel 2003 fu considerato un buon incrocio tra il jazz contemporaneo e la musica sperimentale…
…se qualcuno ha notizie sui Couch si faccia avanti…nella sua breve esistenza la Kitty Yo di Berlino riuscì a crearsi un suo pubblico e le uscite avevano sempre un certo seguito. Tra queste “Fantasy“, uscito in origine nel 1999; di recente circola una ristampa della Matador Records…
…i Tortoise sono stati un pò i capostipite di un certo indie americano, ma scavando sotto terra si trovava tantissimo…ricordo ad esempio i Mercury Program con un titolo da veri indie-americani: “The Vapour of Gasoline” prodotto nell’anno 2000…
Indietronica Parte 1 – Iso 68 è stato un riuscitissimo progetto di Florian Zimmer (Lali Puna, Saroos) insieme a Thomas Leboeg (Kante). Nel 2003 la Hausmusik ha prodotto il loro lavoro più conosciuto “Here There“…
Indietronica Parte 2 – Come non inserire tra gli INDIEmenticabili i Marz con il loro “Love Streams” uscito nel 2002, nell’età aurea dell’indie…
…seguo ancora tantissimo il musicista viennese Werner Dafeldecker e proprio a dimostrazione di questo fatto, ho scelto una composizione con il palermitano Valerio Tricoli e non qualcosa dell’epoca della mitica Charhizma di Christof Kurzmann…
…l’indiemainstream…parlavo ultimamente dei Crime and The City Solution con il mio amico DJ ROR che è l’unica persona al mondo che ha notato l’uso che faccio dei puntivi sospensivi…nel 2013 la band in origine australiana è riapparsa con una raccolta ed un tour…chi ha seguito negli anni Wim Wenders li conosce benissimo…
…più ne scrivo e più me ne vengono in mente…si ritorna a Chicago, capitale delle Indie, c’è stato un tempo in cui i Dianogah hanno suonato a Torre del Greco che potrebbe essere capitale di tutto tranne che dell’indie…
…ogni tanto si sentivano pure gli Old Time Relijun…
…una volta per strada ho assistito ad una discussione su “Low Kick and Hard Bop” di Solex uscito nel 2001 per Matador Records…
…ma del resto, come oggi fa cool condividere il pezzo di Sixto Rodriguez, ai bei tempi dell’indie, il re dell’indie era l’ex-sconosciuto Daniel Johnston…e caso da psicologia delle masse, il musicista californiano divenne noto dopo che fu citato da Kurt Cobain, un pò come quando i Lali Puna ebbero la benedizione di Thom York e tutti scoprirono l’acqua calda…
Ci sono abbastanza video, ma sono dispiaciuto di non aver messo molte altre cose…non mi sono dimenticato di Jason Molina e la Sub Pop…
…a chi è arrivato alla fine dell’articolo prometto di ritornare su questo argomento che sicuramente ha già scosso le masse e darà nuovamente vigore a questo appannato termine “indie”…
…menzione random speciale…se già siamo nostalgici dello scorso decennio…utimamente sono andato ad un dj set di Neil Perch che mi ha fatto ricordare che Neil Perch è un mostro…guardate il pubblico in questo video…anche la splendida vocalist Molara, in alcuni momenti si lascia andare…li ho apprezzati più avanti negli anni e ho capito che chi non ha mai visto gli Zion Train dal vivo non potrà mai capire…
CLICCA – QUI – per leggere Webhead – Episodio #1 – Misty Mountain
CLICCA – QUI – per leggere Webhead – Episodio #2 – Gomorrha
CLICCA – QUI – per leggere Webhead – Episodio #3 – Quando noi eravamo avanti di Michela Aprea