A malian journey:
Registrato tra Bamako e Parigi, “Red Earth” è il viaggio di Dee Dee Bridgewater alla scoperta delle proprie radici, della sua storia e del suo risveglio spirituale. E’ la terra rossa del Mali a far scattare l’ispirazione per un disco a metà strada tra il jazz tradizionale e la musica africana, tra le armonie della trumentazione classica e il percussionismo tipico del territorio maliano.
Scaturiscono così le tredici tracce che compongono l’album, ognuna con i suoi significati, il suo fascino e la sua inconfutabile bellezza. Perché sia che si tratti di composizioni africane che di standard occidentali, l’amalgama tra i musicisti e il sound sanguigno che l’ensamble sprigiona – unito al fascino della voce della Bridgewater -, sfuggono ad ogni plausibile classificazione.
In tal senso si rilevano fondamentali gli arrangiamenti di Cheick Tidiane Seck che, oltre a curare la produzione della gran parte dei brani, riesce a coordinare il numero impressionante di musicisti coinvolti.
Ognuno dei quali regala un contributo importante al risultato finale; dal maestro di tamani Baba Sissoko con i suoi vorticosi ritmi, passando per le molteplici sfumature cromatiche degli strumenti tipici degli artisti maliani, come il soku (una specie di violino con corde di crine di cavallo) o lo n’goni (un liuto costituito da una zucca), al pianismo essenziale di Edsel Gomez, che riesce ad interfacciarsi con un’inedita sezione ritmica sia quando si produce in ostinati (“Afro Blue”) e anche quando si svincola in assolo (“Footprints”).
Su uno sfondo così multiforme emerge la figura primaria delle vocalist coinvolte. Ad affiancare Dee Dee in splendidi duetti ci sono Tata Bambo (portabandiera dei diritti delle donne del Mali) nella suggestiva “No More”, Oumou Sangaré (altra voce femminile impegnata nella vita sociale) nella delicata “Oh My Love”, e la voce d’oro del Mali: Mama Kouyaté, capace di rendere merito al suo soprannome nella sentitissima performance della title-track.
Capitolo a parte per la Bridgewater. Bellissima, camaleontica come mai, principessa dal timbro deciso, mutevole, ondeggiante. Mai la sua presenza in un disco era stata così energica, pesante e incredibilmente propositiva. Finalmente libera da rigide intelaiature, con “Red Earth” spicca il volo verso lidi impensabili e scenari sonori amplissimi.
Bonus dvd:
E’ curato perizia e stile da Patrick Savey (già autore di numerose delizie jazzistiche) il documentario presente nell’edizione con dvd dal titolo “Motherland”. La Bridgewater e gli altri musicisti sono filmati in Mali durante la registrazione del disco, tra prove in studio, divertenti session fotografiche e coloratissime scene di vita quotidiana. Attraverso le parole della vocalist emergono i lati caratteriali di questa specie di famiglia musicale, il loro spontaneo e accorato modo di colloquiare e di amalgamarsi insieme nello sviluppo delle idee.
Un collage d’immagini (senza sottotitoli) che mostrano la completa schiettezza, l’unione d’intenti, e il fraterno sviluppo di un linguaggio unico ed universale. Splendido.
Autore: Roberto Paviglianiti
www.deedeebridgewater.com