E’ strano leggere in una biografia le influenze che hanno caratterizzato il percorso artistico di un musicista, peraltro redatte dallo stesso autore in persona, piuttosto che avere generiche notizie sulla sua provenienza, ecc. Segno che Moopo ha particolarmente a cuore la sua musica e non vuole che l’attenzione sia distolta da altro. Una ricerca dell’essenzialità che emerge chiaramente anche dalle note di “The Only Word Of My Prayer”. Seguendo la lunga scia che dal capostipite Nick Drake porta dritto ai suoi moderni epigoni come Will Oldham, il repertorio di canzoni qui proposto scava tra i demoni del loro artefice, configurando un universo sonoro che passa dall’intimità più assoluta e malinconica (“The Rose”, “The Place”, “Urinary Sand”) al riempimento degli spazi rimasti (“Around The World”, “A Conversation (Love Me)”, “Up”), solo per condividere una tendenza all’ inquietudine che, altrimenti, potrebbe risultare senza ritorno (“When You Fade The Light”). Le persone più sensibili, spesso, non sanno come venire a capo dai dolori del proprio animo. Moopo ci ha provato con la musica. Buon per lui e per chi avrà voglia di seguirlo in una simile scelta.
Autore: LucaMauro Assante