Seconda candelina spenta dal Nextech, festival fiorentino dedicato alle nuove tendenze della musica elettronica, e dopo sole due edizioni pare che la manifestazione abbia già trovato il proprio assetto definitivo: stesso periodo dello scorso anno (i giorni che sul calendario si trovano a cavallo del solstizio d’autunno), stessa location (la Stazione Leopolda di Firenze) e stessa formula (tre giorni di concerti e dj-sets dalle 18 del pomeriggio fino a notte fonda).
Due gli eventi del cartellone 2007 da non perdere: la prova di Kieran Hebden aka Four Tet insieme al batterista free-jazz Steve Reid (nella foto) – in programma giovedì 20 settembre – e il live degli inglesi Stateless, previsto per la serata di venerdì.
Partiamo da Kieran Hebden/Steve Reid, accoppiata di sicura attrazione come confermato dalla buona affluenza di pubblico, dato ancor più significativo considerando che in contemporanea una larga parte della città si era data appuntamento in bar e circoli vari per vedere in chiaro su pay-tv l’esordio della Fiorentina nella Coppa Uefa 2007/2008. Peccato quindi per quei tifosi musicofili che tra la fede per la Viola e l’apertura del Nextech hanno preferito assistere all’1-1 di Groningen perdendosi un concerto fenomenale.
Batteria più laptop in perfetta sintonia a ripercorrere attraverso dinamiche sempre imprevedibili i temi sperimentati nelle due Exchange sessions e nell’ultimo disco “Tongues”: drumming incisivo a penetrare nel corpo sinuoso di beats che ora gocciolano in flussi psichedelici, ora caracollano in glitcherie assortite, ora tamburellano in ipnosi quasi-dance. Tra un sorriso rilassato e l’altro, Kieran Hebden si concede pure il divertimento di smanettare il suo tenori-on, nuovo gingillo elettronico capace di creare sequenze di suoni tramite un’interfaccia visiva, mentre Steve Reid, il volto ormai completamente imperlato di sudore, continua ad imperversare senza sosta sul suo strumento.
Ad accompagnare il live-set le proiezioni di Fake Factory e a rimanere impressi nella retina sono incastri di figure geometriche bianche, nere e rosse ed un lungo bacio cinematografico marchiato a fuoco da una serie di esagoni e dalla scritta “Structure”. Struttura come quella tracciata da Kieran Hebden, una sorta di complessa griglia elettronica nella quale Steve Reid ha potuto liberare il proprio estro improvvisativo andando così a disegnare una seconda griglia ritmica, a tratti combaciante a tratti collidente con la prima. E il motivo contagioso di “The sun never sets”, che fa capolino qua e là tra le due griglie, diviene il sicuro tormentone del concerto!
Dopo tutte le aspettative generate dall’ascolto del loro disco di debutto, l’esibizione del giorno dopo degli Stateless – tenutasi di fronte ad una platea non troppo affollata – mi ha entusiasmato meno del previsto: non una vera e propria delusione, questo no, forse è stato semplicemente il paragone con il grande spettacolo della serata precedente a far perdere punti alla band inglese. Hanno meritato applausi anche dal vivo le doti vocali del cantante Chris Martin (“Bloodstream” docet), vero trascinatore del gruppo; al contrario un po’ anonima la prova del batterista, così che l’asse ritmico è andato a poggiare quasi interamente sulle parti elettroniche e sul basso, rimbombante oltre misura nelle casse. In generale un buon affiatamento collettivo, non tanto in “Radiokiller”, brano scivolato in canoniche forme brit-pop, quanto nella convincente overture di “Prism #1” e nell’impatto electro-rock di brani più tirati come “This language” e “Bluetrace”.
E questo è tutto, arrivederci al settembre 2008 per il Nextech anno terzo!
Autore: Guido Gambacorta
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