Terzo disco in italiano per Paolo Saporiti dopo i lontani esordi in inglese, e ritroviamo dunque l’autore milanese dotato di una poetica raffinata ed originale messa al servizio di una forma cantautorale e moderna, che non perde tuttavia il gusto per il ritornello, la struttura tutto sommato classica della canzone, la formazione in quartetto ed il bel canto.
Testi da decifrare e suoni sottilmente lisergici che avevamo già conosciuto nell’acclamato disco omonimo del 2014 e nell’ambizioso doppio CD del 2015 dagli intensi risvolti autobiografici, spiccano nelle iniziali ‘A Due Passi dal Cielo‘ e ‘Che Cosa Rimane di Noi‘, nelle quali troviamo una tipica scrittura quasi epistolare: Saporiti canta infatti in tutte le 10 canzoni del disco rivolgendosi in seconda persona, ad una controparte, generalmente femminile, e ciò dona ai brani un certo magnetismo, un intimismo che l’ascoltatore ha quasi la sensazione di violare, come se seguisse un dialogo, spesso facendo fatica a comprenderne i dettagli, a ricostruirne gli antefatti.
Un contributo jazzistico, molto creativo giunge dalla batteria, che gioca sistematicamente d’anticipo sui tempi, donando spesso vivacità e brio. Tante le atmosfere che ritroviamo in Acini, dall’indolente blues ‘Anima Semplice‘ al riff rock di ‘Profumo di Te‘, dal folk di ‘America‘ al jazz di ‘Che Cosa Rimane di Noi‘, dalla psichedelia di ‘Cambieremo il Mondo‘ al cantautorato classico di ‘Amica Mia‘, mentre la struttura di ‘Le Passeggiate Notturne del Re‘ si dimostra più articolata di tutte, rappresentando il lato più sofisticato e misterioso del disco.
Acini non conosce episodi minori, la forma libera ed astratta dei testi potrà creare difficoltà a chi non abbia voglia di mettersi un po’ in gioco, ma ci consegna un autore di grande spessore della musica italiana.
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autore: Fausto Turi