“L’ultima fuggitiva” di Tracy Chevalier
Casa editrice: Neri Pozza
Anno pubblicazione: 2013
N. pagine: 313
Prezzo: € 18,00
E’ il 1850 e due sorelle, Grace e Honor, lasciano l’Inghilterra e si imbarcano su un veliero alla volta dell’America. Grace lo fa per raggiungere Adam Cox, suo futuro marito, con il quale ha instaurato una relazione epistolare. Honor, al contrario, lo fa per sfuggire alla sua vita nella ristretta comunità di quaccheri del Dorset nella quale è cresciuta, dopo essere stata lasciata dal suo futuro sposo invaghitosi di un’altra donna. Grace, tuttavia, si ammala e muore poco prima di giungere da Adam a Faithwell, in Ohio, e Honor si ritrova sola a proseguire il suo viaggio. L’impatto con l’America non è dei migliori: lì tutto è diverso, più rude e selvatico e lei non può fare a meno di sentire fortissima la mancanza della sua terra. Oltre ad imbattersi in scenari, profumi e sapori totalmente diversi dai suoi, Honor si ritrova anche a fare i conti con una realtà finora per lei inimmaginabile: lo schiavismo, ancora diffusamente praticato e difeso dalla febbrile attività dei cacciatori di fuggitivi, il cui compito è proprio quello di riportare dai padroni gli schiavi che cercano di scappare. Honor, mossa dalla convinzione che nessuno possa essere assoggettato ad un altro individuo, abbraccia subito la causa degli schiavi e mette a repentaglio la sua vita pur di aiutarli. Anche lei, in fondo, si sente una fuggitiva e sa bene quanto sia difficile lottare per conquistare la libertà e l’indipendenza.
Dopo una serie di romanzi di perfetta ambientazione storica, ma deboli nella trama, Tracy Chevalier torna a scrivere una storia di forte impatto emotivo, ricca di simbolismi e di correlazioni con la più alta tradizione letteraria. Per lei che, originaria di Washington, si è trasferita in Inghilterra da oltre trent’anni e ha ambientato tutte le sue opere in territorio britannico, questo è il primo romanzo ambientato in America e forse non è un caso che abbia scelto di dare voce ad una donna forte, indipendente e determinata, pur nella sua condizione di straniera.
Il ritmo della narrazione è ben scandito anche grazie all’introduzione di alcune lettere che la protagonista scrive alla sua famiglia e a Betty, la sua migliore amica, rimasta nel Dorset. Questo risulta essere un valido espediente sia per definire meglio le sensazioni di Honor, sia per abbassare il livello di concitazione determinato dalla caccia agli schiavi. La cura nei dettagli e l’approfondita ricerca storiografica ne fanno un ottimo romanzo, consigliato a chi già conosce le opere di Tracy Chevalier e, soprattutto, a chi non ha ancora avuto modo di lasciarsi conquistare dal suo inimitabile stile.
autore: Flavia Vitale