Igor Nogarotto è un artista multitasking (oggi si dice cosi, no?) che si è dovuto inventare molti ruoli per coronare il sogno di vivere con la forma d’arte che più lo faceva alzare con gioia dal letto: la musica. Ed allora, si e no, 8 ore per dormire e le altre 16 in una full-immersion tra incisione di 4 album, bi-strumentista (piano e chitarra), autore di testi musicali, per comici ed anche impresario di eventi vari. Ora, l’artista dell’Hinterland astigiano (ma poi vissuto a Bologna e Roma) si cimenta col quinto full-lenght. “D Di Donne“è un concept album legato da 10 fili “rosa”, tutti da scandagliare con interesse a prescindere. Linee
vellutate di archi e pianoforte rivestono l’apparato dell’inaugurale “Amanda“, in un clima idilliaco di un nuovo amore sbocciato. Mentre, la centralità di “Eleonora sei normale” è di quelle forti, nella quale il richiamo allarmante per la bulimia va messo in primo piano ed il tatto di Igor ha fatto si che le parole del testo non subissero sostanziali modifiche dal
biglietto d’addio di una ragazza prigioniera della vita e satura di sguardi di condanna al problema.
Formula eclettica è, invece, quella della titletrack, capace di amalgamare echi folk, veleggi funky con spolverate tex-mex, ma il colpo ad effetto lo sferra ancor di più consegnando il testo con la sola lette “D” : se non è genialità questa. Dopo il garbato omaggio alle madri con “Mamma ciao” , che l’album disquisisca sui molteplici aspetti della donna non ci piove.
Però, di fondo, c’è comunque l’amore: quello enigmatico ed incerto di “Margherita“o quello speranzoso di farsi una famiglia di “Sarà Sara” e la sostanza non declassa mai, poichè il flusso narrativo di Nogarotto non è mai pretestuoso ed inopinabile ma, puramente, vigila con rispetto e stima anche nel delicato e stra-dibattuto tema dell’aborto in “Eva piangeva“, con assetto
sonoro e vocale pertinente e drammaticamente centrato. Poi, tocca ad un classico dei classici, nella dedica ad una figlia in “Io ci sarò“: uno di quei sentimental-pop con cui Luca Barbarossa potrebbe bissare la vittoria sanremese del ’92 dove però si rivolgeva alla Mamma con “Portami a ballare, ricordate?
Pensate che il Nostro possa omettere un tributo al popolo dai capelli grigi? Certo che no! “Ninna nonna” è soffice lullaby-ballad che rimarca il valore della terza età, irriverentemente bollata come “vecchia” ma che costituisce un patrimonio
prezioso con dolcezze insostituibili.
In definitiva, “D Di Donne” ci ha condotto nel poliedrico mondo femminile, con un paradigma cesellato a puntino nei risvolti testuali e vestito a tema per ogni occasione speciale. Un vero epinicio all’universo rosa.
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autore: Max Casali