Il pop sofisticato e sognante del duo torinese, formato da Caterina Sandri (voce, arpa) e Stefano Ordazzo (chitarra, mellotron, basso, percussioni) giunge con Ocean Ocean all’esordio discografico dopo due EP del 2008 e del 2010, ed emerge in tutte le sue contaminazioni possibili, che siano progressive, bossa, folk, psichedeliche o jazz a seconda degli episodi, facendosi notare per la ricchezza d’arrangiamento e le soluzioni di spessore, che non signifca che i My Foolish Heart inventino cose mai sentite in ambito pop psichedelico, bensì che nelle 10 canzoni qui presentate, cantate dalla voce femminile in lingua inglese della Sandri, c’è un gran lavoro di ricerca ed assemblaggio che rende alcuni brani quasi “sinfonici”, per così dire.
‘The Sad One’ è una canzone dal chiaro riferimento jazz, genere del resto nel Dna del gruppo, che nacque proprio per filtrare in chiave minimale, con solo chitarra acustica e voce, questo tipo di musica – ‘My Foolish Heart’ è il titolo di un noto standard jazz, per dire – mentre ‘Ocean Ocean’, durata 16’08”, ha una struttura chiaramente progressive britannico ed italiano anni 70, pur distaccandosi, si badi, da qualunque esibizionismo laccato e soluzione di comodo; ‘The Sad One’ è un entusiasmante singolo pop semiacustico, dal ritornello carico di armonie a due voci, in cui Caterina si mette ancora una volta in evidenza, mentre le musiche brillano anche per le sorprese stilistiche continue: nastri mandati al contrario, violini, liquide fasi di silenzio… e molto efficace è anche ‘Sootiness, Sonsy Girl’, sul genere Portishead, brano rivisitato da un Ep passato del gruppo.
‘Let’s Jam the Brakes’ vira verso la bossa, con il supporto del glockenspiel, mentre ‘Dreamy Head’ ci conduce verso il folk psichedelico acustico, krauto, ricreando atmosfere da sogno, con l’apporto del flauto.
Il disco, dalle forti ambizioni internazionali, non ha punti deboli, e come si diceva in precedenza può puntare su una discreta originalità e tanta cura; il numero considerevole di strumenti, e dei musicisti ospiti, solleva la curiosità di vedere come la band presenterà dal vivo brani così articolati, in cui spesso rumori vari di sottofondo sono rifinitura delle musiche, probabilmente perdendo in termini di sfumature sonore, ma guadagnando in intensità.
Autore: Fausto Turi