Tamar Aphek, rocker israeliana, è a capo di un trio che sta portando linfa vitale alla scena rock del suo paese con un approccio alla musica molto ampio. Da quanto emerge dalle nove canzoni presenti su “All best are off” la cantante/chitarrista, dal punto di vista vocale, dimostra di ispirarsi tanto a PJ Harvey ma anche a da Cristina Martinez ed Eleanor Friedberg. Per quanto riguarda il sound miscela sonorità abbastanza distanti tra loro dal punto di vista temporale e da quello di affinità musicali. Se con “All I know” ci porta verso i lidi di un indie-pop dilatato con “Crossbow” il breackbeat suonato diventa un tribale post-punk che ha nelle sue corde buona parte del garage-blues degli anni ’90. Con “Nothing can surprise me” raggiunge la frontiera dei latinos che si miscela con un jazz come le intenderebbe Jimi Hendrix ma intenzionato a sfidare Santana. Elementi di jazz sono presenti anche nel sound ansioso di “Too much information” e con la conclusiva “As time goes by” a rocker israeliana decide di chiudere il disco con un’evocativa ballata rilassata che sa tanto di congedo. Un disco ricco di spunti interessanti.
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autore: Vittorio Lannutti