Il noto marchio di abbigliamento femminile, la Fornarina, ha messo in piedi l’Urban Beauty Show, una manifestazione itinerante che ha toccato diverse città dell’Europa; innovativa nel suo modo di essere promozionale e comunicativa, e dove la moda s’interfaccia apertamente all’arte e la musica. Il mondo dell’Urban Beauty Show è surreale e colorato, dal sapore pop, retrò ma proiettato direttamente nel nuovo millennio. In quest’apparato scenico paradossale, composto di sfondi “marini” o fiabeschi e dai colori intensi, fantocci giganti e bambole, caroselli e grafiche del noto fumettista Moebius, s’incastrano le melodie di un musicista di Milano dalla capacità compositiva poco italiana, Paolo F. Bragaglia che ha realizzato la soundtrack dell’evento-spettacolo. Si parte.
Un attacco di chitarra apre a una voce femminile farneticante e visionaria. A cantare sicuramente è la stessa sirena che imballò Ulisse ed è anche in preda a un delirio di non si sa quale natura. Con la sua voce può cantare qualsiasi cosa, anche una filastrocca delle peggiori parolacce in cinese, i suoi gorgheggi sono sensazionali, ipnotici, inquietanti ma più di tutto profondamente sensuali. A questo punto la chitarra pulsa e non lascia mai la scena, è sempre scarna, costante e complici semplici pattern di una batteria tenuta piuttosto allo stato grezzo cassa e rullante, il tutto s’indirizza verso una no-wave sballata. La traccia si chiama “Uh-Ah”, e in Italia pezzi come questo non si ascoltano da parecchio tempo purtroppo. Tutto il disco comunque è ispirato e i sedici brani che lo compongono meriterebbero di essere descritti nel dettaglio anche perché Bragaglia, eclettico compositore elettronico di razza che ha collaborato anche con Mauro Pagani e Steve Piccolo tra gli alti, alterna rock, blues, jazz, funk, dance e fantasia con particolare attenzione agli arrangiamenti piuttosto accademici, ma frutto diretto di una straordinaria creatività. In qualche traccia pare di ascoltare qualche operetta riletta in chiave contemporanea di Carl Stalling, qualche marcia più tenebrosa invece, mette la stessa inquietudine di in un luna park abbandonato. Collaborazione più che riuscita con Howie B, alla track numero tre “Dazzling Beat”.
Personalmente sono rimasto molto sorpreso, in positivo s’intende. I pezzi sono disposti in maniera omogenea, tale da tener sospeso il disco tra una soundtrack classica e un disco concettuale.
Ogni brano è inteso a musicare un’istallazione di noti artisti: Glenn Barr, Mijn Schatje, Junko Mizuono, Dominique Donois tra gli altri. Ottimo fiuto, anzi udito, come sempre per la Minus Habens di Bari, che ha come crociata essenziale la promozione di musicisti elettronici italiani.
Autore: Luigi Ferrara