Lou prende coraggio e firma per la prima volta un disco semplicemente col suo nome, dopo vent’anni di carriera. Un disco che è probabilmente la miglior cosa che abbia mai prodotto (parlo ovviamente dell’attività post-Dinosaur Jr.), o che comunque sicuramente consiglierei a chiunque abbia voglia d’approcciarsi per la prima volta a questo burbero (almeno così si dice) e prolifico guru dell’indie rock.
“Royality”, perla in bassa fedeltà, sprigiona più pathos col suo arrangiamento spartano di quanto riescano a fare tante canzoni rock infarcite di orchestre sinfoniche; “Monkey begun” ha il sapore di un country senza tempo; “Home” ha melodie ariose che cavalcano un ritmo inaspettatamente incalzante; “the Ballad of Daykit” è dedicata ad un gatto; “Caterpillar girl” è la ballad che Eddie Vedder non riesce più a scrivere; “Round-n-round” è una vecchia hit degli eroi hair-metal anni ’80 Ratt (!), qui tradotto in un morbido folk-rock.
Le canzoni del nuovo disco di Lou Barlow hanno il sapore della musica suonata attorno ad un camino, nell’intimità di una serata tra amici. Splendide nella loro genuina, umanissima imperfezione domestica. Del resto, sarebbe bastato leggere il titolo del disco allo specchio, per capirne (e del resto lo suggerisce anche la copertina) l’essenza.
Autore: Daniele Lama