L’affetto che provo nei confronti degli Ofeliadorme è grande: uno dei miei primi gruppi recensiti, tra i primi dischi (“All harm ends here”) ricevuti a casa, bravi ed emozionanti, con una voce meravigliosa ed un suono dolce quanto ipnotico e piacevole. Il loro nuovo capitolo si chiama “Bloodroot” ed è un bellissimo disco. Un album leggermente più appuntito rispetto al precedente, con chitarre post-rock presenti sin dall’inizio e la voce accompagnata da un background sonoro delizioso.
E’ bella e delicata la speciale “Magic ring” (“I wore my magic ring but I wouldn’t disappear, they wrote on my sacred robes with invisible ink”) con un appoggio acustico appassionante ed i suoni delle corde della chitarra che creano un’atmosfera onirica e sognante. Eccezionalmente post-rock “Pumpkin Girl” e “Bloodrot“, entrambe con un climax sonante che ti accompagna sinuosamente nei ritmi della canzone. L’atmosfera è quella del vago, dell’indefinito leopardiano, una rimembranza violenta tra immagini sbiadite e tentativi di farle riapparire (“remember when..”). Ed è così tutto l’album, ambientazioni tutte scure, ma con una fonte di luce nascosta pronta ad illuminare la melodia.
Capolavoro “Brussells“: romantico e straziante il testo, chitarre ruvide che scaricano dolore, “we are strange, mad souls in the maddest dream”. L’unione musica-voce è perfettamente consapevole, in linea con il clima del brano, con le sue immagini. Forse viene un po’ nascosta, la voce di Francesca, ma questa caratteristica apparentemente negativa offre la possibilità di godere dei suoi acuti, quando le parole si innalzano sui suoni ed offrono il panorama perfetto per osservare gli Ofeliadorme in tutto il proprio splendore. “Predictable“, al contrario, si allontana un po’ da questo schema; la voce è in primo piano, la delusione di un amore che non è riuscito a cambiare, pure. Ed è un altro bellissimo brano.
La bellezza di questo disco, oltre ovviamente ad i suoi elementi caratterizzanti, sta nel fatto che dura poco; contiene nove tracce ed offre solo trenta minuti di dolci melodie. E’ il tempo giusto per colpire, affascinare e poi scappare via trascinandosi una rincorsa certa da parte dell’ipnotizzato ascoltatore. Gli Ofeliadorme si confermano una bellissima realtà nascosta nell’infinità della musica italiana; ricordate: come al solito niente radio, niente televisione, niente di niente, solo 100 persone ai loro concerti nei club. E fidatevi: saranno i più fortunati. Bravi.
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autore: Alessandro Caiazzo