Facce conosciute. Fino a un certo punto, ma per questo split vol. 3 la RedLed ci offre un po’ di pedigree. E’ quello di Ru Catania, chitarra e voce di questo combo torinese ma, prima di esso, una lunga militanza – ancora in corso peraltro – negli Africa Unite. E numerose apparizioni da session-man (finanche con battiato), da remixatore (per Dr. Livingstone), da semplice “prestatore” di chitarra per remix altrui. Ma anche Mago Medina (basso) e Balistica (chitarra) qualche “precedente” più o meno illustre ce l’hanno. Gusti a parte, abbiamo un po’ di esperienza. E si sente, perbacco. Nel senso che non è tanto facile catalogare il sound dei Wah Companion. E non ce n’è neanche di che parlar male (con l’eccezione di ‘Cindy 76’, cantilenante ballad di cui faremmo volentieri a meno). Se dico rock italiano verrebbero in mente le solite sconcezze. Diciamo pop, allora, ma con un pizzico di intelligenza e sapidità un po’ “brit”. Buona personalità, comunque. Orecchiabili ma anche abbastanza “esclusivi”.
Più battute le strade dei Lisagenetica, invece. E a parte questo, lo spessore langue decisamente troppo per poter esprimere soddisfazione. Cominciamo a stendere un velo, piuttosto pietoso, sulla voce. Questione di timbro: impietosa madre natura. Scelta coraggiosa poi, e purtroppo non adeguatamente premiata, quella di cantare in italiano. Ma andiamo avanti. Il quartetto, torinese come i compagni di split, cerca una fusion tra collaudate geometrie post-rock e le calde abrasioni di un rock para-stoner. Ce ne accorgiamo in apertura di ‘Viola’, loro primo brano. Perchè, appunto, riescono a trovare ciò che cercano. Poi è un mezzo sfascio. Il riff trainante de ‘Il Canto del Verme Sverso’ è rubato senza ritegno a ‘Passenger’ di Iggy Pop, mentre la conclusiva ‘Canzone Gravida’ è new-wave in vena di malinconia a buon mercato. Vorrei essere meno duro ma, in fondo, a chi gioverebbe? Arrivederci al volume 4.
Autore: Roberto Villani