Al Villaggio Globale la disorganizzazione per il concerto degli E.N. è tale che si offende l’intelligenza umana. La fila si deve spezzare per evitare la ressa al cancello, lo schiacciante effetto collo di bottiglia è garantito comunque, dapprima al centro e poi, quando il flusso continua e la pressione aumenta, fin sotto il succitato cancello che continua ad essere semichiuso per permettere ai due omini di ritirare i cinque euro facendo passare una persona per volta. Effettivamente era troppo difficile aprire tutto il cancello, fare entrare la gente nel largo spazio antistante il tendone e mettere qualche omino in più (e tavolini di cui ogni centro sociale serio dovrebbe disporre) all’incasso; che il concerto si dovesse tenere inizialmente all’Auditorium lascia quindi molto da pensare.
Per gli Einstürzende Neubauten intanto il tempo passa, come per tutti, e la loro evoluzione è quanto di più coerente ci si possa aspettare da un gruppo di tale importanza storica. Che Blixa Bargeld fosse profetico come il poeta di Wenders lo si poteva già intuire quattro anni fa (archivio live report settembre 2000) quando sentenziava ‘..silence is sexy!’. Se molto prima è stato il rumore (e stavolta nel senso più alto possibile) a esser protagonista e messaggio di quest’arte post-industrial (si diceva così al tempo) concreta, talvolta quasi bruitista, cosa resta oggi, dopo il silenzio?
Non è stato già detto tutto? Evidentemente no, per Blixa e soci. E quello che resta è arte garbatissima e raffinata, pregna di cultura e riferimenti alle più diverse discipline e filosofie del secolo scorso, negazioni comprese, ma musicalmente superfluo. Forse la componente poetica, teatrale, all’Auditorium si sarebbe potuta apprezzare maggiormente, ma in questo contesto in cui i troppi spettatori sono intenzionati a far tutto tranne che a dare attenzione a chi sta sul palco, l’impoverimento e la mancanza di senso è tutto quel che resta di questa serata.
Autore: A.Giulio Magliulo