Con una solennità e battage mediatico insolito per Yorke e compagni, il secondo album dei The Smile, il side-project (ormai più di questo, in realtà) dei Radiohead Tom Yorke e Jonny Greenwood, con il batterista dei Sons Of Kemet Tom Skinner, è uscito il 26 gennaio per XL Recordings.
In particolare ha colpito, l’evento Wall of Eyes, On Film, riprodotto in 12 cinema in tutto il mondo, da Sydney a Città del Messico a Londra, e tenutosi qui in Italia al cinema Godard, Fondazione Prada, a Milano, comprendente la riproduzione integrale di Wall Of Eyes, per la prima e unica volta con audio surround, filmati inediti delle sessioni di registrazione dell’album, la prima italiana del video del primo singolo Friend Of A Friend e la proiezione di Wall Of Eyes, entrambi diretti da Paul Thomas Anderson e girati in pellicola 35mm, e un programma che ripercorre le precedenti collaborazioni di Paul Thomas Anderson con Thom Yorke e i Radiohead, tra cui ANIMA (cortometraggio), Daydreaming dei Radiohead (35 mm), Present Tense & The Numbers.
Wall Of Eyes, il nuovo album dei The Smile, è il seguito del debutto del 2022 A Light For Attracting Attention, che ha ricevuto il plauso da parte di riviste come The Guardian, Pitchfork, The Observer, The Needle Drop, Rolling Stone, New York Magazine, Uncut e MOJO, e altre ancora, ed è stato registrato tra Oxford e gli Abbey Road Studios, prodotto e mixato dal già collaboratore Sam Petts-Davies con arrangiamenti per archi della London Contemporary Orchestra.
Il disco esce contemporaneamente alle esibizioni dal vivo: i The Smile hanno tenuto una serie di concerti negli Stati Uniti e Messico a giugno e luglio del 2023, e a giugno hanno pubblicato Bending Hectic dal nuovo album, dopo averla suonata per la prima volta al Montreux Jazz Festival nel 2022, per poi lanciare il nuovo singolo Friend Of A Friend, presentato dal vivo durante il tour 2022/2023. Proseguiranno poi le date dal vivo, ad album ormai uscito, dopo il rilancio col terzo singolo Wall of Eyes, con nuove date europee, che include le date in UK a Londra, Manchester e Glasgow. a giugno e agosto 2024, che si aggiungono al quasi tutto esaurito di marzo, e faranno tre tappe in Italia domenica 23 e 24 giugno 2024 alla Cavea Auditorium di Roma (Roma Summer Fest). James Holden supporterà i The Smile in tutti gli spettacoli di quest’anno. Il giorno 22 giugno la band si esibirà a Taranto in occasione del Medimex.
Tre singoli, praticamente usciti tutti prima del disco, un evento mondiale in 12 cinema, un tour mondiale che è iniziato dal giugno ’23: un’operazione del genere, come dicevamo, è difficilmente interpretabile come un side project, soprattutto se consideriamo che è il secondo e non il primo disco. Siamo insomma alla fine dei Radiohead, considerati anche i tre dischi solisti del batterista del gruppo di Oxford Phil Selway e l’esordio solista anche dell’altro chitarrista Ed O’Brien? Difficile dirlo, e Yorke e compagni non si sbilanciano in questo, ma raccogliamo gli indizi: due dischi da side band, nessun disco Radiohead dal 2016, vari dischi solisti dei singoli componenti negli ultimi anni. E soprattutto, il grande clamore costruitosi intorno al primo disco A Light for Attracting Attention, decisamente pompato dalla critica.
Noi siamo pronti a scommettere che i Radiohead sono (per ora finiti), e confluiti nei The Smile, soprattutto per una ragione: il suono della nuova band, in particolare di questo nuovo disco, è tremendamente Radiohead.
Impossibile non fare paragoni: lo richiede il blasone dei nomi coinvolti, ma anche solo l’immediato esordio dell’arpeggio della prima canzone e title track: quella chitarra acustica, quel sound, quel ritmo sincopato, su cui si aggiunge la voce semi-falsettata di Yorke, sono inconfondibili, e sono il marchio di fabbrica dei Radiohead, perlomeno dei secondi Radiohead, quelli che vanno da Amnesiac in poi (vedi per esempio Weird Fishes). Quel marchio di fabbrica ritorna anche, prepotente, in TeleHarmonic, in cui il falsetto di Yorke è ancora più insistente, in linea con gli ultimi anni.
E se il confronto è necessario da fare, allora diciamo pure che Wall Of Eyes può tranquillamente essere giudicato uno dei migliori (o meno peggiori) dischi dei Radiohead seconda maniera, quelli cioè involuti verso un suono volutamente, insistentemente, ossessivamente difficile e dissonante, quelli in cui la splendida voce di Yorke viene defunta e seppellita dai falsetti e dai vocalizzi. Solo in In Rainbows e Hail to the Thief si notava a tratti una ripresa rispetto a queste scelte, ma King of Limbs e A Moon Shaped Pool la hanno confermata senza esitazioni.
Ecco, se dobbiamo considerare questi secondi Radiohead (che nulla hanno a che vedere con la band del trittico iniziale Pablo Honey, the Bends e Ok Computer, che rimangono i loro dischi migliori, quelli che li hanno consacrati insieme all’incompreso Kid A) , beh allora Wall of Eyes è uno degli episodi più belli, perché a tratti compare melodia, compaiono chitarre elettriche, compare il ritmo, questo dimenticato degli ultimi dischi targati Radiohead.
Prendiamo per esempio la traccia Bending Hectic, canzone assolutamente sorprendente: Yorke inizia su un vellutato di piano melodico, contrastato da arpeggi di chitarra volutamente stonati rispetto alla linea di piano, con una voce finalmente non falsettata. E’ un lento, una ballata, volutamente “guastata” dagli interventi di Greenwood alla sua maniera, ma poi entra la batteria a metà canzone, e soprattutto esplodono chitarre elettriche, con una forza e una potenza sconosciuta ai Radiohead ultimi. Un autentico spettacolo sonoro, una di quelle canzoni per cui Yorke e soci sono giustamente, legittimamente entrati nella storia del rock.
Pensiamo ancora alla molto convincente Read the Room: qui il gioco di riff elettrici di Greenwood è sempre greenwoodiano, ma alla vecchia maniera, tanto che la canzone potrebbe stare benissimo in Kid A. Certo, non troveremo in tutto il disco, (ma nemmeno a ritroso nella loro discografia fino a Ok Computer) gli splendidi acuti che Thom era capace di fare in Stop Whispering o Street Spirit (Fade Out). Rinunciamoci: Yorke non è più quello. Accontentiamoci della voce comunque finalmente pulita e suadente di Under Our Pillows, in cui sempre Greenwood è il protagonista con i suoi arpeggi assolutamente personali, ma che stavolta sono assolutamente funzionali a esaltare il cantato di Yorke.
Quanto al terzo membro, Tom Skinner, si sente senza dubbio la sua presenza e il suo talento, la sua capacità di riempire gli arpeggi e i fraseggi, con grande personalità, ma nessuno potrà convincerci che è meglio di Selway, che è capacissimo di fare gli stessi strani tempi di Skinner che in questo disco si sentono spessissimo.
Purtroppo il falsetto di Yorke ritorna, insopportabile, in Friend of a Friend, anche se l’impianto melodico della canzone è assolutamente diverso dallo stile solito, è quasi un soul nero anni ’70.
Invece il sound Radiohead si ripropone inconfondibile in I Quit, che insieme alle prime due track è forse la più fedele allo stile: assenza di cambiamenti di ritmo, arpeggio e vocalizzi fissi senza mai cambiare registro, timbro, tono, insomma una sequenza mono-tona e monotona che abbiamo già conosciuto e (non) apprezzato in Moon Shaped Pool.
Il commiato del disco è affidato al pianoforte, ancora protagonista: stavolta, le note scorrono insolitamente melodiche, solari, ma la voce che entra è sempre un falsetto! Così va avanti, per tutta la durata, salvo l’entrata, che impreziosisce e rende solenne il pezzo, degli archi e violini della London Contemporary Orchestra, che chiudono con eleganza e raffinatezza questo disco controverso.
Disco controverso sia perché sembra indicare prospettive che i fan dei Radiohead non ameranno (lo scioglimento) sia perché è controverso in sé fra pezzi davvero sorprendenti e potenti, pezzi dinamici come poco fino ad ora i Radiohead avevano fatto, e pezzi noiosi come già si era ascoltato da Yorke e Greenwood, anche nel primo disco degli The Smile.
Forse l’uscita dall’ambiguità su ciò che i fondatori e leader della più importante band non grunge degli anni ’90 vorranno fare nell’immediato futuro schiarirà del tutto le prospettive, anche per il futuro dei The Smile.
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