Cosa dire? I milanesi ZiDima suonano un rock obliquo, rumoroso, allievi di quella scuola “sonica” (sorretta da più celebri insegnanti quali ad esempio Giorgio Canali o Cristiano Godano) che tanto ha risuonato dai palchi e nelle orecchie della nostra penisola fin dalla metà degli anni novanta. Beh, ascoltandoli bene, temo sia proprio questo il problema.
Non so quanto i cinque ragazzi lombardi s’impegnino (mi piace pensare tanto) per non sembrare degli inutili “cloni” di qualcun altro (leggere alla voce “Marlene Kuntz”), ma alla fine i risultati ottenuti non gli danno quasi mai ragione.
Chitarre in feedback, voci sature, le quattro tracce de “L’attesa” si snodano su pettini già ampliamente usurati, da altri, e molto tempo prima di loro (ma soprattutto, forse, quando ce n’era veramente bisogno).
Potenzialità ce ne sono (finalmente anche nel reparto voce/testi), ma tendono a scomparire fin troppo facilmente tra le luci abbaglianti dei loro consci o inconsci, ma fin troppo evidenti, maestri. Auguri.
Info: www.zidima.cjb.net / zidima2@libero.it
Autore: Francesco Renella