Cantautorato vecchio stampo, timbriche vintage e ricordi a iosa, quelle che il cantautore torinese Sereno Regis (Lisagenetica) stipa nel suo omonimo esordio solista, dieci brani melodici, color ocra, di quella tempra narrativa che riporta a galla Fortis (Primavera araba), Guccini (L’aprile, L’ultimo operaio), un trasparente Lolli (Supertele), tracce di Vecchioni, Mario Castelnuovo (Lettera di Natale), una miscela che non può sfuggire ad un ascolto attento, un disco volutamente “retrò” di quelli che quasi non se ne fanno più.
Il disco non nasconde una cura per atmosfere intime, vive e sciorina parole e ballate in una evoluzione poetica perfetta per chi ha voglia di riascoltarsi in più vibrazioni sonore, una piccola e delicata concitazione d’intimità – ora elettrica ora nella calma descrittiva – che offre una gamma di sensazioni infinite.
Si cantautorato del genere “senza scadenza” quello che Regis imprime in questo ottimo esordio, e la pioggerellina che pare spruzzare garbata in Cara Ira ce lo ricorda, se mai ce ne fosse ancora bisogno.
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autore: Max Sannella