Marilyn Manson con il suo undicesimo album We are Chaos studia gli orrori nella sua testa. E’ quanto lui stesso ha dichiarato durante un intervista: “I’m in a mode in life where I wanted to tell stories with this record, and it’s sort of like a wax museum of my thoughts, a study of the chamber of horrors in my head.”
L’opus che contiene dieci track è stato scritto, registrato e completato prima che la Pandemia ci travolgesse. In piena vena artistica Il reverendo ha lui stesso dipinto la copertina Infinite Darkness, non molto complicato dedurlo. Inoltre il serpente che è in lui ,con tutto il simbolismo di cui è capace, è diventato piuttosto un’ape che giura di distruggere ogni fiore e coprire la terra di miele (Red Black and Blue), ma a parte le minacce non sembra pungere. Di sicuro è tra i suoi più personali lavori mai realizzati prima. A parte porsi la domanda “Am I garbage or God??”, la star non va oltre, si ferma qui, non scava, dopotutto ciò’ a cui mira è l’autocontrollo come lui stesso afferma: “Making this record, I had to think to myself: ‘Tame your crazy, stitch your suit. And try to pretend that you are not an animal“.
Ma si sa che le api sono una classe di animali e questo approccio partorisce uno degli album più vuoti e anonimi della carriera di Manson. Ma probabilmente è una buona cosa che sia superficiale, poiché gli album più divertenti dello shock-rock sono quelli dove la misantropia e il nichilismo abbondano. “Don’t worry/ It’s all just tongue cheek“, ci assicura in “PERFUME”, una canzone che è tra le migliori dell’album semplicemente per quanto sia divertente e astutamente sovversiva.
Nel disco sono presenti sempre i soliti temi: ossessione per la morte, società alla deriva che non garantisce i diritti sociali, odio di sé. In effetti, We Are Chaos funziona meglio se pensato come dark mirror per la società. Nella title track dell’inno, il ritornello “We are sick, fucked up and complicated” colpisce in modo diverso ogni volta che si ascolta, sembra intenzionato a convincerci che andrà tutto bene; per non parlare dell’ironia di un verso in Red Black and Blue: “This arrangement is deranged/ Imagine us engaged in flames”; oppure quando proclama: “I’m not special, I’m just broken/ And I don’t wanna be fixed” nella track di SOLVE COAGULA dove sembra parlare per l’intera razza umana. Ma queste sono solo eccezioni in un album pieno di stancanti cliché.
Dal punto di vista sonoro non è accattivante, prodotto da Shooter Jennings, figlio del leggendario musicista country Waylon Jennings e da Jessi Colter, l’album più che un cambiamento stilistico sembra piuttosto un invocazione al glam rock. A parte alcuni piacevoli svolazzi musicali l’album risulta ancora dolorosamente generico e stantio, privo di abrasività che persino il precedente LP di Manson, Heaven Upside Down del 2017, mostrava. Tracce più pesanti come ‘Red black and blue’ e ‘Infinite darkness’ presentano il tipico sound dell’anticristo ma nella totalità tutto è attenuato. La frase che suona più vera non arriva che con l’ultima track Broken Needle : “ Then I’ll put you away.” Occorre passare dunque all’azione.
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autrice: Rosita Auriemma