I genovesi Nicola Belvedere (voce e piano), Luca di Cataldo (chitarre), Alesando Valentino (basso), e Mattia Arnau (batteria), nati come Enil La Fam nel 2007 dopo un decennio passato a suonare in diversi progetti e formazioni, lanciano finalmente il loro primo LP dopo tre anni passati a scaldare il loro sound nei live.
Presentato elegantemente da un art-styling curatissimo e di tono cupo, Midst vuole forse sin dal titolo citare le diverse ispirazioni della band, dal garage al punk, dal giunge al post-rock, ma alla fine è rock e basta, rock certo duro e cupo, ma sempre melodico e malinconico, grazie alla efficace fusione di una voce calda non gracchiata con un supporto di electric noises affidato soprattutto alle chitarre, che a volte cita l’hard e il metal.
E se metal è senz’altro l’intro di S&M, la track d’esordio non completamente convincente, già il corso del pezzo si apre ad altre sonorità più dolci appena la voce si scalda, e Peculiar e Sick seguono questa tonalità certamente dark ma più soft e intimista, dando impronta e profondità al suono, in specie Peculiar dove la voce di Belvedere si impone come una delle cose migliori della band e in generale mai sentite fin qui da gruppi italiani.
Sick invece offre un intro dolce di piano, e un ritmo vagamente più calmo e medio. Sembra che man mano nello scorrere delle track la band prenda confidenza con le sue potenzialità e cresca nell’efficacia sonora man mano che diminuisce nella potenza elettrica.
In Runaway il dramma adolescenziale delle domande intorno alla vita è esplorato da un sound apparentemente più solare, mentre Load al contrario è più cupa e dura, ma non perde la melodia, e Into You, annunciata da un’intro a là Cure, cerca di raccontare la frustrazione di voler aiutare qualcuno in difficoltà con se stesso senza riuscirci.
Gossip, senz’altro la canzone meno intimista e ottima per presentare la band come singolo, è infatti incentrata su tematiche più esternamente sociali, che ben si accompagnano da una ritmica e arrangiamenti di sicuro successo. Chiudono l’album la ballata acustica Cycle, e le bellissime Raw e The Fail (e qui sembra di stare veramente dentro i deliri dark dei primi Cure), dove si torna a una musica e a una lirica che esplora più il lato oscuro della psicologia adolescenziale e dei rapporti personali, tematiche che rappresentano senz’altro il marchio di fabbrica degli Enil La Fam.
Complessivamente un esordio più che promettente, incentrato sulla sicura presa di una voce bellissima e suadente, che trova sempre più il suo timbro migliore nel corso dei pezzi, su un supporto di ritmica (batteria e basso) salda e precisa, e su una chitarra che fa il suo dovere senza voler strafare.
Margini di miglioramento ve ne sono ancora, in specie sulle liriche, che pagano il tributo alla malattia tipica delle band rock italiane stile Afterhours, ovvero l’inutile oscurantismo criptico dei testi (ma siamo poi sicuri che queste frasi sibilline che vogliono dire tutto e niente nascondano davvero significati ermetici e non il vuoto di ispirazione?), ma di certo gli Enil La Fam si presentano più che bene, con il loro notevole carico di originalità e di qualità, nell’ormai non più deprimente panorama del rock italiano cantato in inglese.
Autore: Francesco Postiglione