Ed eccomi qua per commentare la prova live della nuova creatura del vulcanico Mike Patton – Peeping Tom come versione lounge dei Tomahawk o come possibile appendice pop dei Faith No More – con esibizione d’apertura dei Dub Trio, combo che alterna momenti di dub ciondolante ad altri decisamente più potenti – e più riusciti – dove heavy basslines sostengono la struttura portante dei brani mentre chitarra ed interferenze elettroniche vanno a saturare gli spazi abilmente creati dalla batteria…. i Godflesh remixati da King Tubby?
Cambio di palco e i Dub Trio riprendono posizione a fianco dei Peeping Tom: Mike Patton con giacca scura sopra felpa bianca dell’Italia e con retina in testa a trattenere i capelli ben impomatati, alla sua destra una vocalist e alla sua sinistra un monumentale rapper, sullo sfondo tastierista e dj addetto a piatti e campionatore.
Quale la resa del disco, piuttosto variegato e arricchito da un’infinità di ospiti? Dal vivo i Peeping Tom spingono le proprie canzoni in direzione rap-rock, tra impennate furiose (“Five seconds”), sinuosità ammiccanti (“Don’t even trip”), continui sussulti ritmici (“Mojo”) e solita incredibile estensione vocale di Mike Patton, capace in un attimo di passare da latrati trash-metal a vellutate arie soul. In più due gustose parentesi, una monopolizzata dal rapper in versione beat box umano incredibile nello sputare sul microfono basi in 4/4, scampoli melodici, il rumore della puntina saltellante sul vinile e conclusivo PoPoPoPo nazionalpopolare; l’altra che vede protagonista il dj in un apprezzabile saggio di 5 minuti dedicato all’arte del mixing e dello scratching.
E il Mike Patton showman? Sapevo più o meno cosa aspettarmi da lui…. Lo vidi all’opera a Bologna nell’agosto del 1997 – durante quella che poi di fatto sarebbe diventata l’ultima tourneé dei Faith No More in Italia – e lì si presentò in completo scuro annunciato dalle note di “Also sprach Zaratustra” ed intrattenne i presenti a colpi di frasi in italiano, con attestati d’amore dedicati tra una canzone e l’altra niente meno che a Lilli Gruber; nel marzo del 2002 fu il turno dei Tomahawk a Firenze, e Mike Patton vestito da policeman si esibì in simulazioni di fellatio con il microfono e continue provocazioni al pubblico sull’argomento Batistuta, passato nell’estate precedente dalla Fiorentina alla Roma; 2006: siamo ai Peeping Tom e oltre ai soliti “segaiolo”, “testa di cazzo”, “rottinculo” sparati all’indirizzo di qualcuno a caso del pubblico, Mike Patton si esalta ormai fuori tempo massimo per l’Italia campione del mondo (ma è il suo primo tour in Italia dopo il mondiale di luglio precisa lui sempre in italiano), con offese varie rivolte a tedeschi e francesi e dedica finale a Zinedine Zidane – dito medio bene in vista – prima di una “Sucker” per la verità piuttosto fiacca.
Di fronte a questa sequenza di giocose volgarità e siparietti assortiti il dubbio è sempre il solito: Mike Patton c’è o ci fa?
Autore: Guido Gambacorta
www.myspace.com/peepingtomispatton