C’è una strana frenesia che prende da sempre i frontman di band importanti (nella storia si potrebbero citare una marea di esempi, da Freddie Mercury a Mick Jagger o Dave Gahan, per arrivare oggi a Paul Banks degli Interpol o Pete Dhoerty dei Libertines) e li spinge a volere un album solista, nel quale poi però raramente si ascolta un sound veramente nuovo e inedito rispetto a quanto fatto con la band. Questo è il caso di Matt Berninger, leader e vocalist dei The National: ed è un caso fortunato: perché la trama melodica dei The National è quanto di meglio l’America possa dare oggi al rock-pop indie, di cui i The National sono un faro attuale.
E’ impossibile insomma distinguere i the National dalle canzoni di questo Serpentine Prison del solista Matt, anche perché l’imprinting più indelebile della band è proprio la voce di Matt, quella incredibile, cavernosa, profonda e quasi sussurrata, e tuttavia melodicissima, vibrazione che solo lui sa dare alle corde vocali.
Diciamo la verità, vista la frenesia generale di cui sopra, nel caso di Berninger ce lo si poteva aspettare: leader assoluto di una band a cinque fatta di due coppie di fratelli, volutamente minimalista e anti-rock nell’aspetto, capace nei live della più assoluta pacatezza e improvvisamente di impazzire e lanciarsi nel pubblico o gridare a squarciagola “Squalor Victoria”, eccentrico e camaleontico, è il personaggio tipico a cui poteva stare stretta la sola carriera di band.
D’altra parte Berninger non è nuovo a episodi separati dalla band: nel 2011 è stato ingaggiato come solista da Sharon Jones nel pezzo Representing Memphis per l’album The Road from Memphis di Booker T. Jones (oggi produttore di questo suo disco), poi ha collaborato con Brent Knopf sotto il nome di EL VY pubblicando nel 2015 Return to the Moon e nel 2019 è apparso in Between Two Ferns: The Movie e ha affiancato Phoebe Bridgers nel brano Walking on a String per la soundtrack del film. Poi ha collaborato o prestato la voce ad altre colonne sonore (fra cui quella della serie Broadwalk Empire, o del film Endless Love) e a una marea di collaborazioni (Hey Matt con i Walkmen, All I want con Julien Baker e tanto altro) che in questo disco gli restituiscono il favore: Matt Barrick e Walter Martin dei The Walkmen, Jonathan Fire*Eater), Andrew Bird, Mike Brewer, Hayden Desser, Scott Devendorf (membro già dei The National), Gail Ann Dorsey, Teddy Jones, Brent Knopf (EL VY, Menomena), Sean O’Brien, Matt Sheehy (EL VY, Lost Lander) e Harrison Whitford (Phoebe Bridgers).
Ma il sound di questo disco rimane però fermo ai solchi targati The National, soprattutto quelli recenti meno rockettari e più sfumati e intimi come Sleep Well Beasts o in particolare l’ultimo I Am Easy to Find, di cui questo Serpentine Prison sembra una vera e propria continuazione: lo si sente nella track di ingresso, My Eyes ar a T-Shirt, appena una intro quasi parlata su leggera melodia al piano e bassi elettronici per avviare il singolo Distant Axis, capolavoro di semplicità melodica, così come l’altra bellissima One More Second, canzone struggente di abbandono amoroso, che rappresentano un trittico introduttivo in cui Matt rilascia i tratti più caldi e soffusi della sua voce. Anche il duetto filastroccante di Silver Springs con Gail Ann Dorsey poteva tranquillamente figurare in I Am Easy to Find, o ancora la intensa All For Nothing, davvero indistinguibili dalla discografia della band.
Spunti di riflessione e interpretazione più personale vi sono invece nel blues classicheggiante, ancora una volta da spunto amoroso, di Loved So Little, o l’arpeggio tutto acustico di Oh Dearie, anche questo accompagnato da un cantato quasi parlato in sussurri di Matt, dove la sua voce dà senza dubbio il meglio. Take me Out of Town e Collar of Your Shirt, per quanto prevalga il piano più che le chitarre o la batteria, tornano melodicamente sullo stile The National, anche se sono volutamente canzoni da piano-bar.
Inciso su etichetta Book Records, creata appositamente da Berninger e Jones e afferente alla casa discografica che produce i The National, ovvero la Caroline International (altro segno di continuità), l’album nella sua tonalità acustico-ballad davvero non riesce a distinguersi dai recenti lavori della band, che erano già meno rock e più intimi dei ben noti Boxer o High Violet.
Una chiave di originalità forse può trovarsi nella title track scritta nel 2018 (non a caso individuata come tale), a proposito della quale Matt racconta che “Per molto tempo ho scritto brani per film e musical e altri progetti dove dovevo entrare nella testa di qualcun’altro per trasmettere i sentimenti di un’altra persona. Mi piaceva farlo, ma ero pronto a scavare nella mia e questa è la prima cosa che è venuta fuori”.
Questo ex studente di Cincinnati di graphic design, destinato a una carriera di pubblicitario finché non ha mollato tutto nei ’90 per fondare i Nancy, garage punk band, con Scott Devendorf, Mike Brewer, Casey Reas, e Jeff Salem, e poi costruire i The National con Scott Devendorf e i fratelli Dessner una volta trasferitisi a New York, insomma mostra decisamente in questo disco il suo lato iperattivo ed egocentrico, tuttavia ampiamente giustificato dal carisma indiscutibile e dalla poliedtricità delle sue collaborazioni musicali.
www.mattberningerswebsite.com
www.facebook.com/mattberninger/
autore: Francesco Postiglione
TRACKLIST
My Eyes Are T-Shirts
Distant Axis
One More Second
Loved So Little
Silver Springs (feat. Gail Ann Dorsey)
Oh Dearie
Take Me Out of Town
Collar of Your Shirt
All for Nothing
Serpentine Prison