Tutt’intorno è sacro. Siamo all’Auditorium della Conciliazione di Roma, a due passi da San Pietro, tra negozietti di arte sacra e monumenti secolari. Dentro, in parallelo, platea e galleria si riempiono in un ordine che sembra rispecchiare l’aria solenne della fredda serata ottobrina. I Kings Of Convenience tornano in Italia dopo quattro anni e lo fanno in punta di piedi, salutando la capitale con My Sheep Isn’t Preetty, brano dell’ultimo Declaration of Dependence. Spogliato anche della minima traccia di batteria, il nuovo lavoro di Erlend Øye e Eirik Glambek Bøe trova la dimensione ideale nel duo armato di sole chitarre. A rompere il ghiaccio, in una sala fin troppo calda per dei norvegesi, è la simpatia del “rosso” che si presta ad un botta e risposta con il pubblico, raccontando la sua giornata al Pigneto.
Con 24-25 riparte il concerto, le voci dei due amici di Bergen rinchiudono la sala in un’enorme bolla di sapone, dando la sensazione di trovarsi in un’atmosfera che di lì a poco potrà svanire. Atmosfera che rimane intatta fino all’arrivo in scena del contrabbassista Davide Bertolini – l’italiano produttore dell’ultima fatica discografica dei KoC – e del violinista Tobias Hett: il sogno non è finito, anzi, ora ha inizio la festa. Nel quartetto esplode l’armonia, il folk prende vita, i fan più affezionati esultano all’arrivo della celebre Misread e ad ognuno dei brani meglio riusciti di quel Riot On An Empty Street che nel 2004 fece stragi di cuori e di… orecchie. Ora la melodia – pulitissima e senza mai sbavature, tranne dei piccoli problemi di volume – riempie la sala fino alle più alte poltroncine in galleria, impregnando le pareti di questa musica del nord dai colori caldissimi. Il tedesco Hett conquista la scena rendendo il suo violino protagonista di più d’un brano. Erlend, intanto, passa dalla chitarra al pianoforte, dai tasti ai balletti. Ormai non si sta più seduti, le buffe movenze di Øye su I’d Rather Dancer With You sono contagiose, specie per la ragazza più scaltra che riesce a salire sul palco per accompagnarlo. Poesia e ironia, commozione e risate sembrano non allontanarsi mai dal palco, rincorrendosi dispettosamente.
E non c’è dubbio che tra i due musicisti è il rosso a dare spettacolo. Conciato come il più timido dei nerd, Erelend richiama le grida delle fan e risponde a tono agli scambi di battute con Eirik, il bello del gruppo che invece si mostra più riservato. In ogni caso i fedeli seguaci del new acoustic movement in stile Simon & Garfunkel non potevano formare coppia migliore. La serata, per qualcuno, poteva andare meglio tirando dalla valigia dei loro viaggi anche passati successi come Cayman Islands o I don’ t know what I can save you from. Certo, delle sorpresine a fine concerto avrebbero fatto piacere a tutti, trattasi però di piccole delusioni facilmente dimenticabili. God save the Kings of Convenience!
Autore: Micaela De Bernardo
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