Ho sempre visto con diffidenza e un pizzico d’antipatia il fenomeno delle “superstar dj”. La stessa diffidenza che provo nell’ascoltare questa particolare tipologia di cd: le compilation mixate dai suddetti quotatissimi disc jockeys. Miss Kittin è diventata una “superstar dj” alimentando (e cavalcando) l’inarrestabile onda dell’electro-clash, e sinceramente già il contesto di riferimento, Berlino piuttosto che Ibiza (come “location ideale” delle sue performance), me la rende meno antipatica. Una considerazione non semplicemente “geografica”, ma che serve a delineare anche il particolare ambiente, l’“umore”, il sound che costituiscono l’“habitat” in cui si muove la sexy (secondo molti, dipende dai gusti) dj, francese di nascita e svizzera d’adozione. Il disco è concepito come se si trattasse di una trasmissione radiofonica, con la voce sensuale (questo si, senza dubbio) di Caroline Herve (aka Miss Kittin) che s’inserisce tra i pezzi proprio come se si trattasse di una speaker. Caroline parla della sua attività di dj e di come questa sia diventata da un semplice hobby una vera e propria professione, da’ avvertimenti ai fans più “caldi” (“Don’t talk to me when I play…don’t touch me if you’re not my friend…don’t suck my energy”), racconta di quanti rossetti avrà dimenticato nelle stanze d’albergo (?!), di quanti uomini non si è portata a letto, e soprattutto di quanto sia importante per un/una dj conservare la passione per il ballo: “How can you be a dj if you don’t shake your ass in the middle of the crowd?” (come non essere d’accordo?). La selezione – abbastanza eterogenea, per fortuna – evidenzia cultura musicale e buon gusto: miscela l’electro più “rigorosamente” retrò (quella del “nostro” Alexander Robotnik) a quella più sfacciatamente “dance oriented” (Marshall Jefferson vs Noosa Heads, il techno-funk di Conrad Black); il minimalismo ipnotico dei Pan Sonic (!) ai ritmi spezzati di Autechre, passando con disinvoltura alle contaminazioni soul di Blaze, i tribalismi di Jesper Dahlback, fino ad includere momenti dub (“Studio 6122” di Repeat). Alla fine del disco (ovviamente) arriva anche il momento dell’inevitabile chill-out (il downbeat di “Makee”, firmata da Walking Industries, la leggera psichedelia elettronica di Kinesthesia). Disco perfetto da ascoltare in auto, o per iniziare il weekend nel migliore dei modi.
Autore: Daniele Lama