La pubblicazione del video “Return To A. – Live In Studio” è stata l’occasione per una veloce intervista al compositore Max Fuschetto.
Veloce come i tempi moderni e il modo di vivere in cui siamo proiettati, con l’incessante sensazione di non poter approfondire cose che invece meriterebbero tutt’altra intensità di coinvolgimento.
Intanto l’autunno suona proprio come questa versione di “Return to A.” e sembra di vivere in una situazione intima, familiare. Le vibrazioni del brano si sposano alla perfezione con la gradevole aria di fine estate, il momento migliore per ragionare sulla ciclicità delle stagioni e il tempo che passa.
La sessione live della traccia preserva le melodie portanti e conserva fedelmente l’atmosfera sognante e poetica che caratterizza il disco dal quale è tratta, “Sun Nà” (leggi la recensione – QUI ); tuttavia il taglio live, naturalmente, fa emergere differenti facciate timbriche legate soprattutto alla recente attività concertistica che ha interessato il musicista.
Fuschetto infatti, negli ultimi tempi è stato spesso in giro a portare dal vivo la sua musica, rileggendo in maniera elastica più volte le composizioni in base alle esigenze. Notevole qualità soprattutto di chi è capace di non sminuire il processo musicale a semplice nozione, o al contrario di chi è temprato alla contaminazione.
Il video è attribuito al Max Fuschetto Group comprendente il musicista beneventano all’oboe e al Rhodes, Pasquale Capobianco alla chitarra elettrica, Luca Martingano al corno francese, Valerio Mola al contrabbasso e infine alla batteria Pasquale Rummo. Il videoclip è stato diretto da Maggie Beauregarde e Dario Menna.
Max, sei un musicista versatile e che ama sperimentare, quale direzione del suono stai seguendo in questo momento?
Ciao! In questo ultimo periodo mi sono dedicato alla scrittura per pianoforte. Un lavoro che contiene un’idea di suono intimamente legata alle idee musicali che ho sviluppato. E’ un procedere alquanto diverso dalle mie composizioni pianistiche presenti sia in “Popular Games” che in “Sùn Nà”. In questa nuova produzione, che riprende idee molto lontane già presenti in Red Bush, un mio music theatre del 2000, ho prediletto principalmente una texture a due sole voci caratterizzata dalla mobilità delle linee, dal loro intrecciarsi pur restando indipendenti, da motivi che si trasformano o giustappongono piuttosto che ripetersi e variarsi per seguire così un processo di flusso che accoglie e crea legami sotterranei come già ho sperimentato in ‘Fase Rem’ (2001) o in ‘Paisagem do rio’ (2001).
Come stai riadattando le tue composizioni per le performance live? Il nuovo album sarà influenzato dalle scelte stilistiche degli ultimi concerti che stai portando in giro?
Più che un riadattamento seguiamo l’idea di riscritture e riletture a partire dagli strumenti musicali che abbiamo a disposizione e in più l’ausilio dell’elettronica. Il risultato può essere molto differente dalle versioni dei brani su disco ma questo significa anche trovarsi su territori nuovi perché la realizzazione del live mette in campo, attraverso anche la forma dell’improvvisazione, visioni della musica spesso molto differenti. E a volte mettere insieme due cose diverse ne fa nascere una terza che può essere in parte o del tutto inattesa. Può darsi che questo lavoro vada ad influenzare le idee che metterò su disco ma può darsi anche di no, di solito le cose accadono senza troppi annunci.
Uno speciale ringraziamento per questa nuova versione di “Return to A.” va ai musicisti e cioè Pasquale Capobianco (chitarrista anche degli Osanna), Valerio Mola al contrabbasso e Pasquale Rummo alla batteria.
Che uso fai dell’elettronica? Te ne servirai per i prossimi lavori?
L’elettronica intesa anche come modalità di ripresa, creazione di uno spazio sonoro altro, proiezione e riflesso del suono, percezione ampia del tempo, credo dia delle possibilità di procedere su linee di senso completamente nuove. Per cui, per certi aspetti, oggi non si può prescindere dal mezzo elettronico. La cosa importante è sempre il risultato estetico complessivo che di solito, quando è convincente, è il risultato di un’alchimia.
Cosa ci puoi raccontare della tua recente esperienza al Liminaria 2016 a San Marco dei Cavoti, tra l’altro tuo paese d’origine?
E’ stata una esperienza molto interessante che mi ha consentito di ricongiungermi con la mia terra in maniera differente. Leandro Pisano, che da anni porta avanti con successo un progetto di rivalutazione a più livelli delle aree rurali, ha voluto conivolgermi in questo esperimento.
Il lavoro effettuato sul campo da Luca Buoninfante e Rafaele Mariconte ha permesso di catturare, attraverso la registrazione ambientale, i suoni rurali del Fortore. Questi sono stati successivamente elaborati e processati al computer ed hanno fornito delle originalissime texture su cui abbiamo poi composto e improvvisato con strumenti acustici ed elettronici. Soniche lunari, così alla fine le coordinate poetiche del live notturno immerso nella misteriosa cornice del Castello di Baselice.
La musica e la rete. Nel 2016 un musicista deve essere un buon compositore oppure un esperto comunicatore?
La musica, come tutte le arti, e in genere la vita, ama le buone idee. Che poi esse siano riconosciute presto o tardi non è dato sapere. L’oggetto stesso, poi, porta con sé la propria comunicazione.
Autore: Luigi Ferrara
Ascolta l’intervista a Max Fuschetto del 27 maggio 2015 su Radio Siani – QUI –