Rock n’ Rolf nel 2009 aveva spezzato più di un cuore impavido annunciando lo scioglimento del gruppo a cui il suo nome, nonostante i numerosi progetti solisti, è indissolubilmente legato, i suoi Running Wild, risanando, purtroppo solo in parte, le ferite con l’annuncio di una reunion, se così la si può chiamare, della celebre formazione di cui è l’unico membro fisso, con l’uscita di Shadowmaker nel 2012, album che ha deluso le aspettative di molti suoi fan, anche di coloro che con orgogliosa passione lo avevano sempre seguito nelle acque alte e basse in cui da trent’anni naviga con i suoi Running Wild.
Fortunatamente il nuovo Resilient riesce a far dimenticare completamente il suo poco amato predecessore, con 10 canzoni che ripropongono, con graditissime ed epiche autocitazioni, il tipico sound Running Wild, riportando Rolf verso la rotta delle atmosfere piratesche degli album da Under Jolly Rogers in poi. Il power metal di tipico stampo teutonico, o bisognerebbe dire di tipico stampo Running Wild, trova conforto con molto successo nell’hard rock assolutamente debitore agli Accept di Wolf Hoffman e Udo, di ispirazione, quindi, chiaramente tedesca, impreziosito da indovinatissimi ritornelli melodici di facile presa nell’ascoltatore che rendono piacevole e decisamente coinvolgente l’ascolto delle canzoni che non soffrono di eclatanti cali di tono, sostenute, come sono, dall’incedere possente della chitarra di Rolf e dalla sua voce sgraziata, sempre volta a narrare le gesta eroiche e terribili di pirati sconosciuti e delle loro avventure fantastiche e avvincenti. Le canzoni che compongono la scaletta di quest’ultima opera del determinato condottiero sono tutte piacevoli, seguono la scia dei lavori del passato e azzardo un paragone con Pills of Skull, prive ovviamente, la maggior parte, della portata innovativa e dell’impatto storico di queste ultime, ma tra le quali brillano delle perle assolute: Bloody island con i suoi dieci minuti di durata è senza dubbio una delle più belle canzoni mai scritte da Rolf e compagni, rimarrà nella storia della band e sarà senza dubbio un nuovo classico, si spera, da sentire e cantare dal vivo, parimenti entusiasmante risulta l’opener Soldiers of Fortune e la title track Resilient, per non citare Desert Rose col suo riff piratesco che sembra uscito dal mai dimenticato Death or Glory.
Un graditissimo ritorno, di certo. Un ottimo nuovo inizio? Questo non lo sappiamo, ma Bloody Island ci lascia sperare nel meglio, questo 2013 ha dimostrato che molte delle grandi band del passato hanno ancora qualche carta da giocare, e i Running Wild si piazzano molto bene nella classifica dei grandi ritorni. Speriamo di vederli presto dal vivo con il solito contagioso entusiasmo, per cantare le nuove canzoni che sembrano scritte apposta per essere urlate in coro da una folla di fan scatenati. Buon disco, davvero è quello che si può chiedere oggi ad una band che in trent’anni di onorata carriera ha dato tutto, ed ha fatto la storia dell’heavy metal.
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autore: Nicola Vitale