Nathan Williams, Billy Hayes e Stephen Pope, i tre ragazzacci di San Diego, risolti i conflitti con l’ex membro Ryan Ulsh (pubblicamente insultato da Williams al Primavera Sound Festival di Barcellona del 2009, con il loro terzo album King of the Beach confermano finanche nel titolo il loro sposalizio con la Surf-Rock Renaissance di questi anni, ispirata chiaramente ai Beach Boys e capitanata dall’esordio dei Glasvegas nel 2008.
Per la verità, i primi pezzi dell’album hanno una chiara impronta punkeggiante, quasi un tributo (anche per le movenze vocali di Williams) ai Green Day: la title track King of the Beach, Super Soacker e Linus Spacehead costituiscono, nel loro insieme, un lavoro più che scoppiettante per un album volutamente disimpegnato e “leggero”.
E’ con When will you come che inizia l’atmosfera fifties: Baseball Cards segue a ruota la scia, mentre con Take on the Word ritorniamo al rock più ritmato, anche se i coretti femminili citano ancora i ruggenti anni ’50.
Post Acid, la divertente Idiot, Mickey Mouse e Baby say Goodbye, ottimo pezzo di chiusura, confermano la scelta stilistica della band di porsi a metà strada fra il punk schitarrato e ben sostenuto dalla base ritmica di batteria e le ballate romantiche da falò in riva al mare.
I tre rinunciano quindi alle tonalità epiche della riscoperta dei fifties a cui approdano i Glasvegas, i loro cugini europei più blasonati, ma non è necessariamente un difetto: il loro album è dichiaratamente leggero e estivo (non un caso che sia uscito il 3 agosto candidandosi a colonna sonora dell’estate californiana) e, anche se non sono escluse evoluzioni nei prossimi dischi, va già bene così, visto che l’ascolto ci lascia una piacevole sensazione di melodia e leggerezza condita da ritmi divertenti e freschi. Un album che può essere prodotto ideale per una band da intro di festival estivi.
Yourstru.ly Presents: Wavves “King of the Beach” from Yours Truly on Vimeo.
Autore: Francesco Postiglione