Olympia è un album synth pop che riesce ad essere fruibile ed immediato malgrado abbia una veste elegante e raffinata, suoni scelti con cognizione, e ritmi misurati; gli Austra sono una band canadese al secondo disco, fortemente centrata sulla leader Katie Stelmanis (piano, computer, sintetizzatore e voce), che in quest’album trova dunque il giusto connubio tra spessore e leggerezza che potrebbe donare ad Olympia una larga visibilità.
Complice anche la notevole voce di Katie, capace di passare con facilità da un’impostazione leggera ad una classica, pare di ascoltare, in queste 12 canzoni per 45’44”, grandi artiste come Bjork, Enya, Lisa Germano o Beth Gibbons (Portishead) alle prese con brani dal respiro pop con una serie di repentine parti anche ballabili che in un paio d’occasioni ricordano Madonna periodo Confessions on a Dance Floor, ed il pezzo d’apertura, tipicamente, intitolato ‘What we Done?‘, ha uno spiritato, lirico, scandito andamento elettronico “islandese” che sfocia dopo 3’05” in un’accattivante dance che ricalca la discussa, un po’ frivola Cat Power del recente album Sun – Katie Stelmanis ha dichiarato in un’intervista primaverile di aver ascoltato molto i dischi della Power, durante la scrittura di Olympia – tipo d’ispirazione che troviamo un po’ dappertutto, ad esempio nell’originalità digitale di ‘Painful Like‘, che va oltre il pop guardando all’elettronica mitteleuropea, anche se l’utilizzo dell’elettronica che fanno gli Austra è radicale e più evoluto rispetto alla contaminazione nel pop rock dei Cat Power.
Nella bella, intensa ‘Home‘ invece il pianoforte guadagna uno spazio centrale, sempre al pari della importante voce della Stelmanis, con nella seconda parte del brano il sopraggiungere dei diversi strumenti ospiti – violino, trombone, flauto, sassofono – altra novità rispetto all’artigianale e dimesso esordio del 2011 intitolato Feel it Break, in cui gli Austra facevano tutto da soli con pochi mezzi; non può parlarsi, nell’evoluzione della band, di una svolta massimalista o commerciale, ma più adeguatamente di un intimismo lo-fi elettronico che si manifesta ora in una forma espansa, più consapevole, che s’allontana dalla wave ma che non rinnega l’esordio: semplicemente aggiusta il tiro centrando finalmente la vocazione naturale della band. Altri momenti di valore sono ‘Annie‘ e ‘We Become‘, che apportano elementi dub e ritmiche da Gotan Project.
Con ‘Reconcile‘ l’atmosfera si fa ancor più sognante, con un delicato e studiato gioco di voci e controvoci su un tessuto etereo vagamente celtico stile Enya, ed un buon lavoro anche degli altri due componenti degli Austra che affiancano la Stelmanis, che sono Maya Postepski (batteria, tastiere, computer), e Dorian Wolf (basso, sintetizzatore).
Olympia è un lavoro eccellente che diverte e mostra qualità, e gli Austra possono diventare dei fuoriclasse del pop.
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autore: Fausto Turi