Sono trascorsi tanti, troppi anni dall’ultima volta che i pionieri del Brit Pop avevano fatto un salto nello stivale, dieci anni per l’esattezza (2003). Finalmente, in occasione del primo tour mondiale dalla riunione avvenuta nel 2007, i Blur sono tornati in Italia per due date (Milano e Roma) e noi ci siamo recati all’Ippodromo delle Capannelle nella città eterna per raccontarvi cosa è successo.
Sono accorsi in più di 10 000 i fan del gruppo storico britannico e alle 21:00 le tribune e il prato sono gremiti di gente che aspettano pazientemente, cercando di resistere all’afa pazzasca, caratteristica delle estati capitoline. Sono le 22:10 circa quando Albarn & co. fanno ingresso sul palco dell’ippodromo, accolti da fortissimi applausi. Impugnato il microfono, Demon Albarn scalda la folla (Are you ready?) e partono i suoni ‘demenziali’ che introducono una dirompente Girls and boys. Un grande incipit per un gran concerto. I Blur intrattengono la platea per quasi due ore, eseguendo una sorta di best of di tutta la loro carriera dai tempi di Leisure con There’s no other way ai lavori più recenti dopo la reunion (Under the Westway). Il pubblico si infervora all’esecuzione dei successi che hanno reso celebre la band inglese negli anni ‘90 come Beetlebum, Parklife, Country House. Al momento di Coffe and tv spuntano fuori sulle mani della folla i simpatici cartoni di latte del video e si vedono a macchia bandiere britanniche. Le 10 000 voci, si fanno sentire all’unisono in un coro immenso (…oh my baby…) quando Albarn, imbracciata la chitarra acustica, attacca a suonare gli accordi della lunga ballad Tender. Ogni brano è eseguito magistralmente, solo End of a century e For tomorrow risultano un po’ mosce.
Graham Coxon è in gran forma e fa sentire forte i suoni noise che crea con le sue chitarre facendole spesso andare in risonanza con l’ampli, servendosi di riverberi e delay sostenuti come nella magnifica Caramel (13). Anche Albarn tiene bene il concerto dimenandosi tra la folla e il palco, svuotando spesso bottigliette d’acqua per domare il caldo insopportabile. Dialoga spesso con i suoi fan, ringraziando il pubblico di Roma quasi dopo ogni brano, cercando di ricordasi quando fosse stato l’ultima volta nella capitale (1997). Scenografia minimalista: solo un’immagine fissa sullo sfondo e il gioco dei faretti che però risulta di grande effetto durante alcuni pezzi come Song 2 che dopo una epica The universal, infiamma il pubblico sotto un’esplosione di luci bianche e rosse per terminare il concerto col suono della chitarra di Coxon lasciata a volume sparato.
Il pubblico abbandona il parterre alle 23:45 allegro e soddisfatto, nonostante la durata relativamente breve del concerto della band, attesissima da anni, da cui forse avrebbe voluto assistere magari a qualcosina in più.
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autore: Giuseppe Cursio
La Scaletta del Concerto:
Girls & Boys
Popscene
There’s No Other Way
Beetlebum
Out of Time
Trimm Trabb
Caramel
Coffee & TV
Tender
To the End
Country House
Parklife
End of a Century
This Is a Low
Encore:
Under the Westway
(preceded by short ‘Intermission’ piano riff)
For Tomorrow
The Universal
Song 2