Trovarsi face to face con l’impatto di uno scenario musicale un po’ distante dal solito pop, qualcosa di consolidato e melodicamente compatto, dal retrogusto folk, con soffici richiami vocali ad un Lou Reed dei primi Velvet Underground.
Così si presentano i genovesi Numero 6.
E chiunque abbia voglia di immergersi in atmosfere sognanti ma disincantate, piacevolmente estive poichè pregne di calore sonoro ed eterogeneità di
stile, è nel posto, anzi, nell’EP giusto. Il sound, privo delle banali contaminazioni musicali attuali, si rivela abbastanza carico di emotività e di suoni che viaggiano da un timido elettronico (vedi Aspetto) ad un pop-rock che di commerciale ha ben poco. Melodie composite s’intrecciano a testi melodrammatici e odierni – dimensione pressochè astratta, benchè contemporaneamente reale – ; sensazioni dal sapore di sogno, legami (ri)cercati, approvati e ancora sofferti e sputati, vomitati con lucidità da musica mai stanca, ma nostalgicamente attiva.
Poche chiacchiere e discreta enfasi letteraria. E per lo più, pensieri. Che si sviluppano espandendosi a forma di vibrazioni generate da strumenti musicali straripanti di note, a fermarsi lì, tra la musica e l’ascoltatore. Come il mittente con il proprio interlocutore.
Amalgama sonora che sfocia eloquentemente nel timbro liscio e rilassante del vocalist, il quale si rifugia talvolta in un immancabile falsetto a cui preferiremmo volentieri un’esplosione vocale in più. Onere d’aprire l’EP, all’elegante Da piccolissimi pezzi, che si avvale della partecipazione internazionale di Bonnie Prince Billy, il cui colore vocale, impregnato di sensuale malinconia, si sposa piacevolmente al genere, attribuendogli un tocco ancor più ricercato. Gli accurati arrangiamenti e l’inaspettata ed incisiva presenza del piano – dolcemente enfatico ed espressivo, specie nel finale di Un segnale debole -, rendono il lavoro dei Numero 6 più che discreto, vantando di tanto in tanto sonorità dal gusto cantautorale.
Una musica che non intende ammaliare, nè si presta a voler accattivarsi l’orecchio dell’ascoltatore, ma che è e resta lì, pregna della radicata sincerità che tingendosi di melodie piacevolmente inusuali – splendida e quantomai adeguata, la fisarmonica in Navi stanche di burrasca – si divincola liberamente, insinuandosi umile e silenziosa nell’evidente certezza di regalare qualcosa a chi saprà prestare attenzione.
Lode, dunque, alla sincerità musicale con la quale ciascun musicista s’appresta a coccolarne le melodie.
E che l’EP sia gratuitamente reperibile dal sito web (www.numero6.com) è ancor più da lodare.
‘…troppo impeto può risultare inopportuno
da queste parti è meglio volar sempre bassi
sparire muti sullo sfondo…’
Autore: Gabriella Stufano