Una vita selvaggia, una morte però distante da come si potrebbe immaginare. E’ morto Ol’ Dirty Bastard, rapper conosciuto sia come artista solista che come componente del Wu-Tang Clan – che sta appena celebrando il suo scioglimento con l’uscita su BMG del greatest hits “Legend of the Wu-Urban, Tang: Wu-Tang Clan’s Greatest Hits” e, su Sanctuary, del best of-live “Disciples of the 36 Chambers: Chapter 1”. Bastard, all’anagrafe Russell Jones, 35 anni, è morto per un collasso in uno studio di registrazione a Manhattan, poco dopo aver sofferto di dolori al torace.
Ol’ Dirty Bastard, noto anche come Dirt McGirt o Big Baby Jesus, è stato tra I membri fondatori del Wu-Tang Clan a inizio anni 90. Nel Febbraio 1998 distrusse il palco alla cerimonia dei Grammy Awards e strappò di mano il microfono al cantante Shawn Colvin mentre accettava il premio, forse sconvolto dall’essersi fatto “scippasre” il premio di “best rap album” da Puff Daddy. E sempre quell’anno fu vittima di una sparatoria durante un tentativo di furto nel suo appartamento.
Nel 2001 fu condannato a una pena tra i 2 e i 4 anni di prigione per possesso di droga, più altri 2 anni per essere scappato dalla clinica di riabilitazione dove era ricoverato. Uscì di galera nel 2003 e firmò subito un contratto con la Roc-A-Fella, per la quale era al lavoro per il suo nuovo album. Il Wu-Tang Clan si era attivato quest’estate per il primo concerto del Clan in 10 anni con tutti i suoi membri principali. Alcuni di essi, incluso Ol’ Dirty Bastard, appaiono nella soundtrack di “Blade: Trinity”, in uscita oltreoceano il 23 Novembre su New Line Records. Il Clan è anche il soggetto del libro “The Wu-Tang Manual”, in produzione sulla casa editrice Riverhead.
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