Per nulla esauritasi la febbre del funk-punk, la palla passa ad una indipendente di San Francisco, abile nel gestire un catalogo multiforme. PRINCEHOUSE vuole infatti lanciare formazioni imparentate con la wave ed il post-punk anglo-americano, quanto con la più spigolosa dance ed il più feroce elettro-pop. Dai Ghost Orchids di “The King Is Dead” – vicini a Clock DVA e Cabaret Voltaire del medio periodo – alla frizzante dance-punk in odore Factory dei Paradise Boys di “The Young And The Guest List”. In catalogo anche l’opera omnia dei CALCULATORS – 2/4 dei futuri Rapture –, intitolata “Circuit Breaking Silence” e caratterizzata da un suono wave piuttosto scuro.
C’è invece la lunga mano di DAMON ALBARN sulle scelte artistiche dell’inglese HONEST JON’S, tempio per digressioni etniche e commistioni stilistiche da parte del leader dei Blur. In prima persona con quel “Mali Music” inciso in compagni di Afel Bocoum e Toumani Diabatè, poi recuperando le prestazioni – nel disco omonimo – della voce southern di Soul Candi Staton o inseguendo le divagazioni afro-caraibiche di Cedric ‘Im’ Brooks, sax già al servizio di Skatalites e brevement nell’Arkestra di Sun Ra. Il vinile è il formato prediletto, e non mancano nemmeno i remix: quelli del producer house Pepe Bradrock per la Staton o quelli del guru detroitiano Carl Craig per i leggendari Congos.
Altro arrivo sugli scaffali dei negozi è l’etichetta canadese MUTEK, promotrice dell’omonimo festival che si tiene ogni anno a Montreal. Tra le uscite più recenti segnaliamo “Mutek 04”, compilation showcase che accompagna la quinta edizione del festival e che comprende brani inediti di artisti come Schneider TM, Loscil, Jamie Lidell, Rip Off Artist, Jason Forrest, Noto, Egg e molti altri; “Spells Disaster” di Crackhaus (Stephen Beaupré e Scott Monteith aka Deadbeat), che raccoglie efficaci esempi di tech-house dalla vena umoristica, ricca di samples e citazioni country (!!); “Don’t Postpone Joy” di Egg, il duo composto da Julien Roy e Guillaume Coutu-Dumont, entrambi con esperienze alle spalle in campo elettro-acustico ed experimental jazz; e per finire “Fluux:/Terminal” di Skoltz Kolgen, album che nasce da una delle recenti esibizioni/creazioni del duo, molto attivo anche nell’audiovisivo.
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