Fuck: un nome, un problema. La puritana America, dopo averli messi al bando dalle playlist radiofoniche per quelle 4 lettere, sembra aver anche perso interesse per una delle più degne noise-pop band in circolazione (non è mica finita con lo scioglimento dei Pavement…). Eccoli qui, da un paio d’anni su Homesleep, etichetta italiana. Suona strano ma in quel di Bologna la mentalità varca decisamente i confini nazionali: chi l’ha detto che un’etichetta italiana non possa mettere a contratto una band straniera, finanche d’oltreoceano (è accaduto, sempre in questi uffici, anche con i Trumans Water). E’ passato già qualche giorno, noi lo abbiamo anche recensito: è “Those Are Not My Bongos”, ultima fatica discografica dei Fuck. Il titolo, che probabilmente non vi dirà nulla, è stato scelto dai fans della band attraverso un vero e proprio concorso (non so se e cosa ci fosse in palio, a parte la “gloria”). Questa la tracklist: ‘Motherfuckeroos’, ‘No Longer Whistler’s Dream Date’, ‘Firing Squad’, ‘Jazz Idiodyssey’, ‘Her Plastic Acupuncture Foot’, ‘Vegas’, ‘Hulk Baby’, ‘A Conversation’, ‘A Vow’, ‘Hideout’, ‘Table’, ‘Olives vs Cherries’, ‘Nowhen, or “Now, Hen”‘, ‘Good Eavnin’‘, ‘How to Say’, ‘The Sandy Man’s Name Is Not “Sandy”’. Arrivederci al 3 Aprile per l’All Tomorrow’s Parties edizione UK.
Nell’ambito della diaspora post-Red Red Meat non si può negare ai Califone la palma di band più degna raccoglitrice del testimone della seminale band di Chicago. Dopo l’eccellente “Quicksand/Cradlesnakes” dello scorso anno e in contemporanea con l’uscita del nuovo “Heron King Blues” (ancora da ascoltare ma ce l’ho già in saccoccia), la band di Tim Rutili ha reincontrato il vecchio amico Phil Spirito e i suoi oRSo per una chicca che accresce il palmares discografico dell’etichetta bolognese, ossia uno split single (3 brani) che si inserisce come n. 7 nella serie (cui hanno partecipato anche gli stessi Fuck) che Homesleep sta da un paio d’anni realizzando per coinvolgere artisti esterni al suo roster ma, evidentemente, ritenuti validi al punto da spendere qualche soldino per qualcosa che, commercialmente, non è destinato a grandi incassi. Già uscito da qualche giorno, date un occhio ai negozi o, più semplicemente, al website della Homesleep, per procurarvi questa piccola gemma elettro-rurale, piena di vocals strascicate, synth mozzafiato e chitarre strazianti.
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