I 120Days sono Jonas H. Dahl, Arne Stoy Kvalvik, Adne Meisfjord e Kjetil Ovesen, provengono da Kristiansund, un piccolo centro della costa nord-occidentale della Norvegia. La loro avventura musicale è cominciata verso la fine del 2001; il quartetto composto all’epoca da quattro diciannovenni si sposta ad Oslo per concentrarsi esclusivamente nella musica. Solo nel 2004, però sono prodotti i primi frutti del lavoro con due apprezzati EP, “Sedated Times” e “The Beautiful People EP”. La band comincia a girare anche fuori dalla Norvegia: Barcellona, Leeds, Reading e contestualmente ad acquisire consensi. La favola addirittura continua: ed ecco il loro primo album omonimo, composto da nove brani e prodotto dalla Smalltown Supersound, e l’estate con i suoi festival alle porte.
Il disco è uno di quelli che hanno bisogno di un po’ tempo e pazienza per essere apprezzato, inoltre, deve essere ascoltato per intero, non ci sono hit particolari, qualche brano è ostico, qualcun altro in apparenza superficiale. I casi emblematici sono la traccia d’apertura “Come Out, Come Down, Fade Out, Be Gone”, fin troppo a cavallo tra il rock e l’elettronica che quasi non sfocia in nessuna direzione e “Sleepwalking” dove il quartetto abbandona momentaneamente le macchine per trasformarsi quasi in una cover band dei Cure.
Nel frattempo in “Get Away”, i 120Days si spostano verso il post-punk e in “Keep On Smiling” verso la wave con eloquenti citazioni ai Kraftwerk di “Autobahn”.
Il disco si conclude con il brano migliore dei 120Days: la lunga “I’ve Lost My Vision” è una suite rock-elettronica di undici minuti davvero notevole e coraggiosa, e che mette d’accordo i Primal Scream di “Evil Heat” con la magia, tuttavia meno folleggiante, del Kraut-Rock germanico attraverso chitarre e synth tirati all’infinito in stile Neu!. 120 di questi giorni!
Autore: Luigi Ferrara