Forse per una sorta di fedeltà a sé stesso, forse per la classe innata del suo percorso artistico, Simone Stopponi estroso/astro orvietano (Pedro Ximenex, Petramante) continua a consegnare agli ascolti gemme di suoni e parole pregevoli. Non pago di fomentare di buone cose la scena alternativa tricolore in formazione di band, se ne esce ora con un lavoro in solitaria sotto il moniker Simone Mi Odia, e Saturno è lo startup di questa nuova avventura espressiva, otto inediti e un tenero rifacimento di un brano di Tenco (Com’è difficile) che vanno a definire il raggio onirico e suadente di un artista che è già riferimento per tantissimi nuovi poeti sonanti.
Storie, ieri, ombre, echi, stanze rimbombanti, odori di vita che ritornano a galla, deliri e sogni scaleni fanno parte del suo bagaglio, un insieme “legato” insieme da melodie e schizzi postmoderni, una assemblaggio di pop, visioni e dolciastre nevrosi che ti si appiccicano all’orecchio regalandoti una scoperta continua a lento rilascio.
Con la produzione di Lorenzo “Buzzino” Corti, il disco si porta dietro molte pagine intimiste, non spoglie, ma ricchissime, intense e con quel senso di sofferenza stralunata come leggere una pagina di Dagerman, una tracklist “stupore oriented” che ti strattona dal passo coi tempi per lasciarti agganciare dall’esistenza sognante. Si, siamo nel focus del nuovo e valente cantautorato, e brani come la spennata di chitarra che guarda all’indietro (Betoniera), la ballata immaginifica Cuori Quadri Fiori Picche, l’astrattismo di I consigli del ragno e il cameo morbido e da magone Non dirlo a nessuno possono fare da esempio di come le intuizioni dentro si trasformano in sintesi d’impalpabile bellezza.
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autore: Max Sannella