Non è tra rabbia o provocazione, dissenso, disorientamento, ritmi spastici o rumore incalzante che ritroviamo la cifra più caratteristica della musica dei danesi Iceage, bensì nella disperazione più cupa che non lascia spazio alla speranza, nella disillusione distruttiva ed autolesionista delle prime ondate hardcore di fine 70 inizio 80, europee come americane.
Il giovane quartetto di Copenhagen formato da Johan S. Wieth, Dan K. Nielsen, Elias B. Rønnenfelt e Jakob T. Pless utilizza il proprio post punk scomposto d’ispirazione eighties, in questo secondo disco che segue l’esordio intitolato New Brigade del 2011, in un modo definitivamente nichilista, che va oltre ogni ricerca di consenso facile o della benchè minima attualità musicale, come caricature di esseri umani trasfigurati dalle anfetamine e dagli spettri, ed ecco dunque 12 brani in mezz’ora che alternano grumosi dark punk come il dittico ‘Interlude/Burning Head‘ prossimo ai primi Horrors, ad una serie di ringhiosi post punk come le incalzanti ‘In Haze‘ e ‘Wounded Hearts‘, che richiamano alla mente Black Flag e Danzig, zeppi di feedback e fruscii capaci di rendere tutto ancor più spontaneo, pauroso e autentico.
Anche quando i ritmi si fanno più quieti e spunta una tastiera, come in ‘Morals‘ – incredibilmente una cover trasfigurata di ‘L’Ultima Occasione’ di Mina – l’aria si fa asfissiante perchè si accentua la dissonanza, la stonatura del cantato di Elias B. Rønnenfelt e gli accordi mancati delle chitarre, mentre in ‘It Might Hit First‘ c’è hardcore puro, spietato.
Per il breve brano omonimo You’re Nothing la band offre un videoclip che ne mostra tutto il senso lo-fi, la passione dark e l’orgoglio alternativo, senza la minima concessione al mercato.
Gli Iceage stanno capitalizzando le proprie doti in questi mesi con una tournèe negli Stati Uniti, dove le riviste musicali specializzate in rumore hanno preparato loro il campo con valutazioni lusinghiere – Pitchfork ha elargito un generoso 8,6… – che per dei ragazzi ventiduenni europei può rappresentare un’importante viatico per affermarsi.
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autore: Fausto Turi